giovedì, Dicembre 26, 2024

Davvero il vulcano dei Colli Albani si sta risvegliando?

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vulcano colli albani
(foto: Mauro Cacciola/Flickr)

La data è quella della scorso luglio, ma lo studio sui rischi del vulcano di Roma, quello dei Colli Albani, è tornata a circolare nei giorni scorsi, facendo crescere – se possibile – ancora i timori legati al sottosuolo, con la Terra che in Italia centrale non accenna a fermarsi. La notizia è che il Vulcano laziale, altro nome con cui ci si riferisce al vulcano di Roma, a pochi chilometri dalla capitale, si starebbe risvegliando.

La presenza nella lista dei vulcani attivi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) d’altronde non lascia spazio a dubbi: quello dei Colli Albani è un vulcano che rischia di farsi risentire. Ma lo studio in questione, pubblicato su Geophysical Research Letters ci dice qualcosa di più: il sollevamento del suolo nella regione, circa un paio di millimetri l’anno, indica che le camere magmatiche si stanno riempiendo nel sottosuolo. A diversi chilometri di profondità vero, ma è probabile che in futuro questo magma trovi il modo di risalire in superficie. Ma davvero dobbiamo allarmarci oggi?

Proviamo prima a ricapitolare le informazioni raccolte dallo studio. Il team di ricercatori guidati da Fabrizio Marra dell’Ingv ha combinato una serie di dati per ricostruire la storia delle eruzioni del vulcano negli ultimi 600mila anni, mettendo insieme sia dati relativi alle analisi dei campioni prelevati sul luogo e analizzati tramite datazione radiometrica che dati satellitari per rilevare il sollevamento del sottosuolo. Grazie alla datazione isotopica (quella con il metodo 40Ar/39Ar) dei campioni prelevati, i ricercatori sono riusciti a ricostruire la storia eruttiva del vulcano.

In particolare, le eruzioni sarebbero state cicliche con un periodo di ricorrenza abbastanza regolare, intorno ai 40mila anni. Ma al tempo stesso questo periodo, tecnicamente tempo di ritorno, negli ultimi 100mila anni si sarebbe ristretto, settandosi intorno ai 30mila anni.

L’ultima eruzione è avvenuta 36mila anni fa. “Questo vuol dire che il tempo trascorso è dello stesso ordine dei tempi di ritorno: quindi il vulcano deve considerarsi attivo e pronto per un nuovo futuro risveglio”, aveva commentato Marra all’uscita dello studio. Ma non è solo in base a questo che i ricercatori hanno parlato di un risveglio: i nuovi dati satellitari presentati dai ricercatori hanno mostrato un sollevamento del suolo negli ultimi anni (dati riferiti agli anni compresi tra il 1993 e il 2010), intorno a circa due millimetri all’anno. Sollevamento coincidente con l’area che ha ospitato le eruzioni più recenti. Questo, scrivono i ricercatori, suggerirebbe che l’innalzamento del suolo sia causato dall’accumulo di magma nelle zone delle eruzioni più recenti. Bastano una ciclicità in scadenza e il sollevamento del suolo a giustificare un allarme per un possibile risveglio?

La zona del vulcano dei colli Albani, con evidenziate fasi e zone di attività. Uno dei crateri del vulcano è il Lago di Albano

Come già raccontavano i ricercatori nel loro studio, la zona di accumulo si troverebbe intorno ai 5-10 chilometri di profondità. “Abbastanza profonda, quindi, da non destare preoccupazioni al momento”, aveva commentato Marra. Ma non solo.

A pesare è anche il fattore incertezza, tanto più variabile in quanto parliamo di tempi lunghi e distanti, spiega a Wired.it Silvio Seno professore ordinario di geologia strutturale presso l’Università degli studi di Pavia: “Il tempo di ritorno non è un dato perfettamente affidabile. Infatti pur riferendosi al tempo che le camere magmatiche impiegano a riempirsi per poi presumibilmente trovare una strada per risalire, non è certo capire se e quando il vulcano si risveglierà. Tanto più che siamo di fronte a una ciclicità molto lunga, diversa da quelle brevi per esempio del Vesuvio e dell’Etna”. Le stime al momento, basate sui tempi di ritorno, suggeriscono che il vulcano potrebbe risvegliarsi tra migliaia di anni (considerato che l’ultima è avvenuta 36mila anni fa, quindi in un tempo paragonabile al tempo di ritorno dei 40mila anni). Ma anche qualora si dovesse risvegliare non sappiamo di che tipo sarà il risveglio: “è probabile che, vista la natura del vulcano, di tipo esplosivo, più che delle grandi colate laviche, si potrebbero avere delle emissioni di ceneri, brandelli di lava e rocce provenienti dalle zone intorno alle eruzioni”, continua Seno.

“Tutto questo per un periodo che non conosciamo. Dai dati sappiamo infatti che i cicli di attività del vulcano duravano a lungo, per alcune migliaia di anni. Questo non significa però che durante tutto il periodo di attività ci siano manifestazioni continue”. Nel frattempo l’attività di monitoraggio dell’Ingv continua, controllando costantemente l’attività sismica della zona: “I terremoti nella regione hanno generalmente magnitudo modeste, inferiori a 4”, continua Seno: “In alcuni casi al limite della percezione, spesso molto superficiali e avvertiti per lo più a livello locale. Si tratta in ogni caso di attività che vanno controllate costantemente, come tutti i sismi, anche per monitorare l’attività stessa del vulcano: potrebbero infatti essere dovuti a fratturazioni del sottosuolo per risalita del magma, di vapori o di fluidi“.

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