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Graves è un coacervo dei peggiori difetti che un capo di stato ed un uomo possa avere: guerrafondaio, donnaiolo (memorabile il brindisi dedicato ai capezzoli) e completamente all’oscuro di come viva realmente il cittadino medio.
Lo sceneggiatore Joshua Michael Sterm (regista di Jobs) ha pensato di utilizzare un escamotage di manzoniana memoria per riuscire a criticare l’attualità senza dare troppo nell’occhio: nonostante il personaggio di Graves faccia chiaramente riferimento a Donald Trump, il protagonista della serie tv è un ex Presidente degli Stati Uniti che ha ricoperto due mandati negli anni 90 e che oggi, a distanza di 20 anni, si trova a fare i conti con il proprio passato.
Il vecchio presidente, complice l’incontro con una brillante cameriera (Callie Hernandez) e l’assunzione di un nuovo membro del suo staff (Skylar Astin), si trova per la prima volta a fare un esame di coscienza e prende atto dei disastri che ha realizzato. Da qui si innesca una reazione a catena inarrestabile con conseguenze imprevedibili: dall’ospitare i messicani clandestini nella propria casa, alla confessione, durante un evento pubblico, di aver volontariamente e consapevolmente tolto fondi alla ricerca per il cancro.
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Se l’obiettivo della serie tv è quello di mostrarci il mondo post Trump, possiamo tirare un sospiro di sollievo: la Terra esiste ancora e non è stata distrutta dalla terza guerra mondiale. Tutti gli altri peggiori incubi, invece, si sono verificati: durante la sua presidenza Graves, infatti, ha dichiarato guerra alla Libia, ha limitato i diritti dei gay, ha minato alle fondamenta il sistema educativo e quello sanitario ed ha costretto gli immigrati a fuggire dagli Stati Uniti. Due mandati di Graves hanno distrutto l’economia americana e causato danni irrecuperabili di cui, a 20 anni di distanza, si sentono ancora le ripercussioni.
A far da cornice alle azioni imprevedibili con cui l’ex Presidente Graves cerca di porre rimedio alle scelte del passato, la sua famiglia: la figlia, bionda ex bulimica, sposata con un Rockfeller, che riesce a superare il tradimento del marito solo attraverso il sesso occasionale; il figlio, militare appena rientrato in patria, e la moglie Margaret (Sela Ward) pronta ad intraprendere la corsa per il Senato.
Una commedia discreta, retta dalla interpretazione di Nolte, che, se fino ad una settimana fa poteva essere vista con leggerezza, oggi sembra essere diventato il nuovo capitolo di American Horror Story.
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