mercoledì, Febbraio 5, 2025

Bello FiGo e il suo rap tra Referendum, immigrazione e “figa bianca”

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Chi è Bello FiGo?
Un nero su misura dei banchi. Mi spiego, un nero che si presenta volutamente ricalcando gli stereotipi che invadono la testa di molti bianchi italiani. Il suo ultimo pezzo, caricato su YouTube il 21 novembre e intitolato Referendum Costituzionale, è fatto di frasi che farebbero la felicità di qualunque politico giochi la carta dell’immigrazione e della paura del diverso per guadagnare voti.

Tanto per essere chiari, ecco alcune strofe:
A dire la verità nel mio paese non c’è nessuna guerra, volevo fare una vacanza”.
Vogliamo votar perché Matteo Renzi ci darà la figa bianca”.
Avremo 35 euro al giorno, in albergo a fare festa con le fighe bianche, tutti i miei amici votiamo PD, se ti chiedono il referendum, dì di sì”.
Ci danno la pasta col tonno, anche figa bianca”.

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Per chi non lo sapesse, Bello FiGo ha 23 annivive a Parma ma è originario del Ghana. Su YouTube e Instagram è molto seguito. Era famoso già tra il 2010 e il 2012 quando si faceva chiamare Gucci Boy e girava su YouTube col pezzo Mi faccio una Segha. L’anno dopo, a detta sua, è finito in tribunale e ha raggiunto un accordo con Gucci: “Ad un certo punto se uno cercava Gucci su Google usciva la mia faccia”. Il suo rap mescola di tutto, attinge a un frasario volutamente elementare e volgare e si nutre di personaggi che hanno composto quell’immenso affresco trash che è diventata l’Italia degli ultimi anni come il presentatore Andrea Diprè con cui ha fatto un feat.

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 Referendum Costituzionale non è tanto un brano sul referendum e su cosa votare, se sì o no, ma sulla politica dei nostri tempi e gli slogan e i pregiudizi di cui essa si nutre e che si sono impiantati nella testa della gente. A me ricorda per certi versi Woobinda e altre storie senza lieto fine, la raccolta di racconti di Aldo Nove sull’omologazione della società consumistica, scritta con una prosa elementare, che sembra ricalcare il flusso di coscienza di un ritardato (“Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagnoschiuma assurdo, Pure & Vegetal“, esordiva il primo racconto).

La sinistra degli ultimi anni si è troppo politicizzata per apprezzare o comunque abbracciare un rapper come Bello FiGo mentre certa destra è abbastanza becera per prendere sul serio le sue strofe e rilanciarle come riprova che lo straniero ci sta invadendo, che gli immigrati sono qui per scopare la figa bianca e vivono a nostre spese come fossero in vacanza.
Certo, poi la realtà è molto più complessa di quella proposta sia dagli slogan di certa politica nazionalistica, sia dall’irriverenza giocata da Bello FiGo, però c’è da dire che il linguaggio del rapper è quanto di più attuale e antiretorico si senta in questi tristi tempi.

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