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A volte ci sono infatti stati fantastici personaggi anche in film poco riusciti, caratteri secondari o principali in opere non necessariamente al loro livello. Quindi, tenendo a mente questo, abbiamo cercato di infilare i 15 ruoli che più ci hanno stupito, scelti tra i film usciti in sala nel 2016.
15. Jackson Healy e Holland March da Nice Guys
È nata una coppia comica. Il grasso e il magro come Bud Spencer e Terence Hill (solo che non condividono anche i medesimi caratteri), Crowe e Gosling si intendono benissimo e in quello che pare il miglior film di Shane Black animano due detective senza senso.
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14. Chelsea Sullenberger da Sully
Nella versione di Clint Eastwood il capitano Sullenberger è un eroe crepuscolare fantastico, di pochissime parole e gesti essenziali, un uomo dalla schiena dritta e dalla mente fina, dotato di un senso di responsabilità ferreo che non sbandiera. Ci sono dei momenti incredibili in questo film in cui Tom Hanks rende alla perfezione quell’idea di una forza mostruosa portata con una calma invidiabile.
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13. Nobby da Grimsby
In un film non perfettamente riuscito Sascha Baron Cohen centra il suo personaggio, emblema dell’Inghilterra becera di periferia, ispirato al look, all’arroganza e alla parlata di Liam Gallagher e messo in scena senza nessuna pietà.
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12. Hugh Glass da Revenant
Doveva essere il ruolo che avrebbe consacrato DiCaprio con un Oscar e così è stato. Al di là di quello però Hugh Glass, personificazione della tenacia e della determinazione, spettro della vendetta che è rimasto in vita nelle peggiori condizioni solo per vendicarsi, è anche un personaggio titanico, che avanza martoriato nella carne, che non muore, che si bagna nei fiumi ghiacciati e continua a rimanere vivo.
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11. Lester da Blackway
In un film nordico e spietato, roba di caccia all’uomo (che pare un mostro), svetta Anthony Hopkins, finalmente in una parte alla sua altezza, vecchio incallito dalla vita che ha covato amarezza troppo a lungo e ora intravede in una ragazza e nella sua richiesta la miglior occasione per rimettere le cose a posto. Si incammina verso la morte quasi certa con un fucile in mano con un understatement ammirabile.
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10. Loris De Martino da Veloce Come Il Vento
Emaciato, troppo magro, con i denti distrutti dalla droga e i capelli sporchi, Loris De Martino è un relitto umano che però c’ha ancora in testa i tempi giusti per fare il pilota ed è pronto ad insegnarli alla sorella. Era una vita che Stefano Accorsi non aveva un ruolo degno di sé, ed è arrivato anche nel film che ne aveva più bisogno.
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9. Daniel Mantovani da Il cittadino illustre
È l’artista più sincero e spietato. Ucciso invece che innalzato dalla vittoria di un nobel, desidera solo essere ancora un grande scrittore ma è convinto che la propria carriera sia ormai dietro di sé. Tornato nel paesino in cui è nato e da cui è scappato insegue un’impossibile nuova ispirazione affondando nel peggio del peggio, come una volta.
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8. Deadpool da Deadpool
Doveva essere anticonformista, ironico, spietato, pansessuale, demenziale, violento e surreale e lo è stato. Il primo film dedicato a Deadpool è riuscito nell’impresa assurda di portare al cinema il metaumorismo dei fumetti in un film vietato ai minori di 17 anni (rated R) e l’ha fatto in larga parte grazie al suo protagonista, personaggio vortice che attira ogni scena verso di sé. Impeccabile.
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7. Max Rosenbaum da Remember
Non è il protagonista qui il vero personaggio memorabile, non è cioè il vecchio reduce del campo di concentramento, malato di Alzheimer, stanco e affaticato ma determinato a cercare il suo carnefice, ma il Max di Martin Landau. Ancora più malandato eppure dotato di una mente in perfetto stato, Max gli dà le indicazioni dalla clinica, lo chiama ogni giorno, gli ricorda cosa deve fare e di fatto lo pilota e lo manovra con un piano ancora più chiaro e acuto del suo. Epico.
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6. Saul da Il figlio di Saul
È diventato subito il più grande prigioniero di campo di concentramento di sempre, superando a destra decenni di storia del cinema. Saul è definitivamente impazzito a furia di stare in quel luogo di morte e paura, lavora per le SS e li aiuta a pulire le docce dopo la strage, ma quando vedendo il cadavere di un ragazzo si convince che sia suo figlio, la sua follia passa ad un altro livello. In quel delirio di morte e minacce prende la decisione più assurda di tutte, decide che ruberà la salma e troverà un rabbino per dargli sepoltura ebraica. Tutto di nascosto.
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5. Steven Strange da Doctor Strange
Il miglior cinefumetto dell’anno vive del dinamismo e della personalità del suo protagonista. Simile alla carta ma più vivace, dotato di un corpo completamente diverso da quello dei suoi colleghi, secco, asciutto, magro e per nulla “potente”, Strange è un arrogante intellettuale, un nerd che impara e conosce, uomo di intelletto con grande senso dell’umorismo che piega intorno a sé il film. Era dal Tony Stark del primo Iron Man che non ritrovavamo questo tipo di fascino in sala.
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4. Padre Cataldo da Liberami
È il documentario sorpresa dell’anno, una vera rivelazione che contiene un personaggio epico: Padre Cataldo. È il prete più richiesto per gli esorcismi in Sicilia, un vero baluardo del bene contro il male ma anche un uomo anziano di provincia. Ha un rapporto pazzesco con il maligno, quasi confidenziale e con lui ingaggia battaglie verbali nella sua chiesa che in realtà è una grotta. Portatore di una visione di mondo vecchia di almeno 100 anni è una colonna della sua comunità.
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3. Arquimedes Puccio da Il clan
Anche qui un personaggio vero, ma interpretato da un attore (il fenomenale Guillermo Francella già visto in Il segreto dei suoi occhi). Arquimedes Puccio era il padre della famiglia che negli anni ‘70 terrorizzava l’Argentina con i suoi rapimenti. Uomo borghese gestiva un giro di rapimenti e terrore con quiete familiare e molto amore per i propri figli. I rapiti stavano in casa con loro, nelle cantine, e tutti i membri della famigliola felice partecipavano al rapimento. Ordinario e terrificante.
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2. Maggiore Marquis Warren da Hateful Eight
Non ci sono dubbi che tra gli otto sotto un tetto del film di Tarantino di quest’anno sia lui il più carismatico, il nero che non ha paura del razzismo, che gira con una finta lettera di Lincoln, che tutto intuisce e alla fine porta a termine una clamorosa vendetta. Con lo stile della black culture secondo Tarantino, le battute arricchite dagli interventi di Samuel L. Jackson e un clamoroso aneddoto su un uomo ucciso nella neve è il miglior personaggio che il cinema americano ci abbia propinato quest’anno.
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1. Lo zingaro da Lo chiamavano Jeeg Robot
“Io solo ‘na cosa vojo sapè…”, villain dell’anno, rivelazione definitiva di Luca Marinelli per chi non lo avesse già conosciuto con Non essere cattivo, Tutti i santi giorni o La solitudine dei numeri primi, uno dei ruoli più memorabili del cinema italiano recente. Criminale di periferia arricchito da una clamorosa passione per la televisione di basso rango, sguardo da pazzo, atteggiamento isterico e lunatico per un terrificante bastardo con ufficio dallo sfasciacarrozze che sogna la scalata sociale nel crimine e si ostina a voler avere in batteria uno come Ceccotti Enzo, baciato dalle radiazioni del Tevere. Pura mitologia romanesca.
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