mercoledì, Febbraio 5, 2025

Cinema 2016, l’anno in cui seguiti e remake non ebbero successo

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Warcraft-Anduin-LotharNonostante non tutti i sequel, remake, adattamentiprequel o spin-off siano sempre andati bene, nonostante l’industria stessa abbia fiducia che alcuni di essi possano fallire anche clamorosamente, e per quanto il 2016 sia stato un anno di incassi potentissimi (Disney ha fatto il suo record assoluto con 7 miliardi di dollari complessivi), era da parecchio che non si vedeva una stagione con così tanti fallimenti di film considerati macchine da soldi che dovevano andare molto bene o almeno meglio dei loro precedenti. Così tanto che forse la causa non va più cercata nei problemi della singola promozione o del singolo film.

Prima di iniziare la cronaca dei milioni perduti una cosa va detta: quest’annata di fallimenti non significa che l’era dei sequel e dei remake sia arrivata al termine. Non funziona così. Semmai sarà aggiustato il tiro e soprattutto si punterà con forza ancora maggiore su quei nuovi mercati che hanno salvato diverse produzioni massacrate al botteghino americano.

Il motivo per il quale vediamo così tanti nomi e titoli familiari viene dalla promozione, dal fatto che un film va promosso con un anno di anticipo per poter fare davvero molti soldi, e non si può creare aspettativa con un anno di anticipo riguardo qualcosa di cui il pubblico non sa niente di niente, serve un appiglio familiare. Fatta eccezione per i registi-star (Christopher Nolan, Tim Burton…) o le star vere e proprie (Leonardo DiCaprio) capaci di creare interesse intorno a ogni cosa facciano, tutti gli altri hanno bisogno di un nome, di un brand, di un fatto noto e realmente accaduto o di un titolo che attiri a prescindere, per il solo fatto che se ne faccia un film.

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Un marketing che quest’anno non ha salvato diversi film di grandezze diverse, con aspirazioni diverse e storie diverse. Il più noto e clamoroso dei flop è stato quello, parzialmente scampato, del pessimo adattamento di Warcraft che, non fosse stato per i 220 milioni di dollari incassati a sorpresa in Cina, non sarebbe certo andato in pari con i suoi 160 milioni di budget più spese di marketing (che per un film moderno grosso si aggirano tra il 50 e il 150% del budget totale, in questo caso quasi un centinaio di milioni). Soprattutto in patria, da sempre il mercato più importante e rivelatore, Warcraft ha fatto solo 40 milioni.

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Ma se in un certo senso aver fatto un film come Warcraft, con il senno di poi, può sembrare un azzardo (non aveva nemmeno una star), di certo non doveva esserlo Alice attraverso lo specchio, seguito del fortunatissimo Alice in Wonderland, senza più Tim Burton a guidare la macchina ma con Johnny Depp seduto saldamente nel posto passeggero. Il risultato sono stati 300 milioni di dollari in tutto il mondo, appena sufficienti a pareggiare i 170 milioni di budget più marketing, contro il miliardo di dollari del precedente, un calo clamoroso e imprevedibile.

E se il tonfo di L’era glaciale 5 si può giustificare con un drastico calo di interesse per una serie troppo longeva (tranne il primo gli altri erano stati sugli 800 milioni di dollari d’incasso globale, questo ha fatto la metà), è meno spiegabile l’insuccesso cocente di Zoolander 2. Tutto il portato del film precedente, l’attesa e la promozione non sono bastati, il film è riuscito a fare 55 milioni in tutto il mondo, meno di quanto il precedente aveva fatto nel non fausto periodo di Settembre del 2001 (60 milioni dell’epoca!).

Similmente anche l’Independence Day di quest’anno, pur non andando sotto il suo budget, ha fatto un terzo di quanto fece l’originale (e anche lì il confronto è con la valuta del 1996), mentre ci si aspettava almeno che si avvicinasse a quel grande successo, visto che lo cavalcava in pieno.

A questo punto non stupisce per niente che il Ben-Hur di Bekmambetov, senza alcuna star, abbia clamorosamente fallito anche la facile impresa di pareggiare il proprio budget di 100 milioni di dollari (sempre marketing escluso), fermandosi a 94, per quanto potesse godere anche di una buona leva nel mercato russo. Oppure che il vituperato Ghostbusters al femminile abbia incassato un totale di 230 milioni, meno dei 295 milioni (valuta del 1986) che fece il primo e quasi quando i 215 milioni (valuta del 1989) che fece il secondo. È semmai più strano che un classico dell’incasso come un favolone targato Spielberg (Il Ggg) sia andato male, superando di poco i suoi 140 milioni di budget con 178 totali in tutto il mondo, di cui miserissimi 55 milioni di dollari in patria.

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A budget diversi sono state delle sonore delusioni anche altri due sequel che si pensava facilmente profittevoli come Now You See Me 2, tracollato a metà dell’incasso del precedente in patria ma salvato (anche lui) da un +60 milioni fatti nel mercato cinese, capaci di riportare l’incasso totale a livelli del primo, e poi Tartarughe Ninja Fuori dall’Ombra, in grado di portare a casa esattamente il 50% di quanto fece il suo predecessore di 3 anni fa.

Se infine si aggiunge la delusione del Tarzan con Margot Robbie e Peter Skarsagard (poco sotto il suo budget in patria e un complessivo di 350 milioni di dollari, quando invece ci si aspettava ben di più) e soprattutto di Star Trek: Beyond, anch’esso incapace di aumentare i profitti del precedente o di ripagare il proprio budget in patria (158 milioni su un costo di 185) e solo andato un po’ peggio del primo e molto peggio del secondo grazie al resto del mondo, è chiaro che la disaffezione o la promozione sbagliata è stata abbastanza trasversale e che, non fosse stato per un mercato del cinema sempre più mondiale, molti di questi film avrebbero fatto perdere soldi invece di andare più o meno in pari.

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