venerdì, Gennaio 3, 2025

Trump, 5 problemi che dovrà affrontare

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I toni di Donald Trump, come dimostra la conferenza andata in scena ieri a Washington, sono ancora quelli della campagna elettorale ma tra otto giorni il presidente eletto entra in carica e saranno molti i problemi reali da affrontare e le promesse a cui dare seguito. Proviamo a ricapitolare i cinque punti su cui Trump deve fare attenzione, nei primi giorni di presidenza.

1. Il problema dei dossier (e della Russia in generale)
Nella prima conferenza stampa dopo la vittoria dello scorso novembre, Trump ha negato di poter essere ricattato dai russi a causa di dossier compromettenti (apparsi su Buzzfeed e rigettati come fake news). Il problema però, nel complesso, resta: non tanto sulle informazioni in sé, di difficile verifica, ma sull’approccio con i russi in generale. Da un lato è arrivata la prima concessione sul possibile ruolo dei russi nell’ hacking alle presidenziali 2016, dall’altro la critica al Democratic National Committee, definito aperto alla possibilità di essere hackerato. Rimane sempre la possibilità che siano stati altri: non sembra che il tema si avvii a una risoluzione o che Trump abbia interesse a capire.

2. Il problema degli interessi
Il controllo degli affari passerà ai figli, Eric Trump e Donald Trump Jr, attraverso un trust. Ma basterà? Sono in molti, come Walter Shaub, a capo dell’ Us Office of Government Ethics, a giudicare il piano di Trump insufficiente e non adeguato agli standard etici di un presidente degli Stati Uniti. La volontà di non voler vendere beni e la poca chiarezza sul come padre, figli e altri soggetti riusciranno a non creare confusione tra i diversi piani e interessi resta un punto debole. Il passo indietro dai ruoli non basta; avrebbe dovuto farlo comunque, visto che farà il presidente a tempo pieno.

3. Il futuro dopo l’Obamacare
Risoluta la visione sull’Obamacare; i repubblicani e la nuova amministrazione hanno cominciato le manovre per smantellare la riforma della sanità voluta da Barack Obama. Il problema non è però solo abolirla, passando da manovre primarie sul budget federale, ma anche sostituirla.

4. La conferma delle nomine
Il presidente eletto e la sua squadra hanno proceduto alacremente a definire ruoli e posizioni nel gabinetto presidenziale della futura amministrazione. Ma questo non significa che necessariamente i giochi siano conclusi. Il Senato deve infatti dare approvazione e sono in corso le sessions hearing. Due conferme appaiono particolarmente ostiche: quella del segretario di Stato Rex Tillerson e del futuro ministro della Giustizia Jeff Sessions. La performance di Tillerson andata in scena ieri, secondo Politico, è stata “tremolante” e ha lasciato scettici molti senatori fra cui lo stesso esponente Gop, Rubio. Come evidenziato dalla sessione di ascolto, c’è sempre il nodo della Russia, del modo in cui la futura amministrazione guarda a quello che Mosca fa, anche su contesti complicati come quello siriano. Poi il tema cubano, su cui però c’è vicinanza di posizioni, la visione di Tillerson su alcune condotte dei paesi arabi e sull’andazzo di Duterte nelle Filippine.

5. Il posto vacante alla Corte Suprema
Alla Corte Suprema c’è sempre un seggio vacante, dopo la morte del giudice Antonin Scalia, avvenuta lo scorso febbraio. Obama ha tentato la carta Merrick Garland, ma non è andata a segno (complice il rifiuto dei repubblicani a dare audizione al giudice). Quindi Trump deve procedere alla nomina, che di per sé è comunque questione complessa, per motivi di equilibri e sensibilità  politiche nella corte. Fatta la nomina, l’amministrazione deve poi ottenere una maggioranza qualificata di almeno 60 voti, utili a confermala, come da prassi per giudice costituzionale. I repubblicani hanno una maggioranza di 52 seggi contro i 46 dei democratici e ci sono 2 indipendenti (tra cui Bernie Sanders) che difficilmente voteranno con i repubblicani. Una maggioranza quindi non amplissima: la norma della maggioranza dei 60 non è una norma costituzionale, ma procedurale (quindi tecnicamente si può cambiare, ma è difficile pensare che lo sia faccia subito).

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