venerdì, Marzo 14, 2025

Un giorno all’Happn Café di Parigi, dove ci si incontra dal vivo senza promettersi amore

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)Sfoglia gallery11 immagini

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)


Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Il contatore di incontri all’Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Happn Cafè, Parigi (Foto: Diletta Parlangeli)

Parigi — Il solito bar, lunedì mattina, la noia. C’è quel tipo carino. Anelli, zero. Fidanzate nei paraggi, niente. Sorrisetti davanti allo schermo del cellulare, non pervenuti. Ma figurarsi se si presenta. Il passo successivo è controllare se ha scaricato Happn. L’applicazione francese, lanciata a febbraio del 2014, nasce da questo presupposto: mettere in connessione persone che potenzialmente si sono già incontrate. Aprendo la home infatti si trovano i profili proposti di persone che si sono incrociate sulla propria via. Federico, “incrociato 64 volte”. Stefano, tre. Mattia, per la prima volta. Si vede che passava in zona per caso.

Ai suoi circa 25 milioni di utenti però, Happn non garantisce sogni di gloria e cuoricini. Non ci tiene proprio: “Noi non promettiamo l’amore, perché nessuno può farlo. Quando qualcuno dice ‘vieni sul nostro sito e troverai l’amore’ sta mentendo” . Parola di Didier Rappaport. Dal quartier generale di Parigi, il Ceo e fondatore dell’app, “un giovane startupper over 50” che da quando è piccolo non si perde una Biennale dell’Arte a Venezia, parla molto chiaramente:  “Sappiamo che le persone hanno bisogno di entrare in connessione prima di pensare all’amore, all’amicizia e a qualsiasi altra forma di relazione, quindi il nostro lavoro è aiutarli a connetterli. Facilitare gli incontri nella vita reale è il nostro scopo“.

Una volta ascoltate le preferenze dell’utente, l’app gli propone una serie di persone che hanno incrociato la sua traiettoria entro un raggio di 250 metri. In Italia l’applicazione ha quasi un milione di utenti (900mila a dicembre 2016): la città più attiva è Milano, con 200mila utenti, a seguire Roma (110mila). Il 43% ha dai 18 ai 25 anni, il 36% dai 26 ai 35 e il 21% più di 35.

Non è previsto nessun tipo di swipe sul modello di Tinder, perché le strategie possibili davanti a ogni profilo sono di due tipi: il cuore (like), o il charm, una stellina che ricorda il Poke di Facebook, un modo per dire “ehi, sono qui, vorrei parlare con te”. I due strumenti differiscono sia concettualmente, che nella pratica. “Tra like e charm la differenza principale è che il like è un’azione segreta (nessuno sa che lo hai messo, fino al “crush”), mentre al charm segue una notifica, quindi è di maggiore aiuto per le persone. Dal momento che non volevamo assolutamente creare delle sottoscrizioni per l’utilizzo, abbiamo deciso che l’app potesse essere usata tranquillamente gratis“, spiega Rappaport. Volendo, si pagano i charm, perché danno più possibilità effettive di avviare una conversazione.

L’acquisto in-app ha prezzi abbordabili: 10 crediti, per esempio, costano 1,99 euro e ogni “credito” permette di inviare un charm. Le donne tendono a usare meno charm degli uomini, ma poi reagiscono meglio, dicono dal quartier generale, anche se lo strumento più usato resta il cuoricino. “Da un recente sondaggio condotto in Francia, è emerso che il 98% delle donne si aspetta che siano gli uomini a fare il primo passo, mentre il 94% uomini si aspetta il contrario. Forse per questo abbiamo successo”, aggiunge Claire Certain, Head of Global Communications & Media. “See you there” invece, la funzione lanciata a maggio, che serve da invito per attività specifiche (prendersi un drink, fare una camminata, andare al cinema), è usata dall’1,5% degli utenti il tutto il mondo: “Non male”, commenta Rappaport.

Dopo il crush, cioè il match tra due persone, Happn offre una chat con la possibilità di mandare messaggi vocali (perché la voce ha un suo peso) e canzoni, attraverso Spotify. Le donne se la giocano con “I will always love you” di Whitney Houston in prima posizione, mentre gli uomini con “Call me maybe” di Carly Rae Jepsen, ma in classifica ci sono anche brani italiani di Nesli, Ligabue e Vasco Rossi.

A questa faccenda dell’incontro dal vivo che precede quello digitale, Happn ci crede davvero. Proprio in Francia, in collaborazione con La Fine Equipe – il brand che spinge i giovani designer emergenti –, ha inaugurato l’Happn Cafè. Si tratta di uno spazio temporaneo (aperto fino a fine gennaio) nel quartiere Marais, a Parigi. Uno spazio per fare acquisti, certo, ma soprattutto per incrociare persone. Nonostante Rappaport, un passato in Dailymotion, abbia rischiato nel dating cosciente che la tecnologia mobile abbia cambiato ogni genere di consumo, crede che nel “settore degli incontri gli strumenti appartengano al mondo reale, e a nessun altro”.

“Visto che la prima cosa che fanno due persone quando decidono di incontrarsi per la prima volta è prendersi un caffè, abbiamo pensato che avesse senso”, continua Claire Certain anche se l’esperimento non sarà replicato in altri paesi, dove saranno pensati eventi differenti.

La promozione dell’app passa da vari canali, e sfrutta gli influencer: per il lancio in India, l’azienda si è affidata a due super star di Bollywood. L’infrastruttura invece, è la stessa ovunque, perché lavora al 100% sul cloud. Per l’autenticazione continua ad affidarsi a Facebook (o altri social, come Vk.com in Russia), per ridurre al minimo il rischio di profili falsi, ma non è detto che funzionerà sempre così.

Sul tema privacy, poi, dice di essere in una botte di ferro:  “Siamo molto fortunati, perché siamo in Francia, e qui forse la legge per la privacy è una delle più serie e rigorose. Se sei a posto qui, lo sei ovunque. Per esempio in Francia, se non sei attivo per un anno su un servizio, devi essere rimosso dai database”, dice Rappaport, mentre Certain fa notare che nessun utente è tracciato nell’interezza dei suoi tragitti, ma solo nel momento in cui incrocia qualcun altro.

Nel Cafè a due piani di Parigi, un contatore appeso al muro fa il punto su quanti incroci stanno avvenendo in tempo reale, mentre una bacheca piena di post-it consente di lasciare messaggi scritti in stile “ti ho visto, questo è il mio numero”. Le vie dell’analogico sono infinite, anche via app.

The post Un giorno all’Happn Café di Parigi, dove ci si incontra dal vivo senza promettersi amore appeared first on Wired.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Abbiamo provato Julia, il nuovo chatbot AI del Comune di Roma. Ecco come è andata

Julia è un po’ fredda. Un po’ troppo stringata. Ma lo fa non per ritrosia. Piuttosto, cerca di fare...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img