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Al quarto posto è stabile Microsoft davanti ad Amazon, con fa un salto di quattro posizione fino alla top 5. Netflix e Facebook irrompono nei primi dieci posti guadagnando rispettivamente 15 e 19 piazze grazie ai loro progetti degli ultimi anni, dall’intelligenza artificiale alle tecnologie per lo streaming. Expedia, Airbnb e Uber sono invece gli alfieri del successo del settore del turismo e dei viaggi nella classifica di questa edizione – ma non mancano Southwest Airlines, Hilton, Marriott International – mentre un altro ambito da cui arrivano segnali interessanti di evoluzione è quello dell’abbigliamento. Ne sono un esempio la presenza di Nike e Under Armour.
Benissimo l’automotive, testa di ponte di buona parte delle innovazioni contemporanee come l’ultima edizione del North American International Auto Show sta mostrando in questi giorni. Tesla a parte – ma Elon Musk piazza anche SpaceX al34esimo posto – ci sono Toyota (ottava), Bmw (14esima) e Daimler (16esima) ma anche General Motors al 27esimo posto, Renault al 38esimo e Honda al 48esimo.
“I risultati della ricerca segnalano come la velocità del cambiamento e l’impatto che le nuove tecnologie stanno avendo anche su settori tradizionali stiano rendendo cruciale per le aziende la capacità di bilanciare tra innovazione generata all’interno e proveniente da fuori – hanno spiegato gli autori dell’indagine, Michael Ringer, Andrew Taylor e Hadi Zablit – le aziende in classifica sono capaci di scandagliare, captare ed elaborare con efficienza e i segnali innovativi che giungono da mondi diversi e veloci nel portarli al proprio interno”.
Le società statunitensi nella top 50 sono 34, una decina quelle europee – ma nessuna di queste è in top 10 – mentre le asiatiche sono sei. Aumenta il peso degli Stati Uniti: rispetto all’edizione 2013 passa dal 44% al 68% dei gruppi inseriti nei primi cinquanta.
Per calcolare innovazione l’indagine del Bcg prende in considerazione il bilanciamento fra stimoli ricevuti internamente e segnali dalla realtà. Questi elementi vengono mescolati alle classifiche fornite da 1.500 capi d’azienda (Ceo, Cto, insomma senior executive) provenienti da diversi ambiti (pesano l’80% del totale). A loro è stato chiesto di elencare compagnie sia del proprio settore e di altri ambiti, modulando il peso delle opinioni. Altro ingrediente dell’innovazione non possono non essere i risultati finanziari delle singole società. Dunque i criteri di base a cui le opinioni vengono impastati sono la “total shareholder return”, cioè il ritorno complessivo dell’investimento per l’azionista (pesa il 10%), i ricavi (5%) e i margini di crescita (5%). Ciascun indicatore analizzato in un periodo triennale.
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