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Il cantante dei Subsonica esordisce come solista cambiando linguaggio: un disco pop che racconta l’amore, un inedito presentato a Sanremo e cinque pezzi scritti con Jovanotti
Il Codice della Bellezza è un alfabeto segreto che viene dalla memoria del passato, condiviso perché legato a un sentimento universale e pronto a entrare nel linguaggio popolare con una canzone presentata sul palco del Festival di Sanremo. È questo il significato del debutto solista di Samuel, un album che parla di amore in uscita il 24 febbraio e un pezzo inedito, Vedrai, in gara al 67esimo Festival di Sanremo.
Dodici brani di cui cinque scritti insieme al “fratello maggiore musicale” Lorenzo Jovanotti, registrato tra New York, Roma e Torino (dove come racconta nella video intervista con Wired che vedete qui sopra, Samuel abita nella stessa casa in cui viveva Fred Buscaglione), un disco che è un omaggio all’essere umano “Fucina di idee e disastri”, ma soprattutto una sfida. Di suoni, di stile e di atteggiamento: “Ma io sono uno che ama mettersi in difficoltà“, spiega Samuel “Questo è un disco pop, perché l’amore è un sentimento pop. Ho provato ad infilarmi nelle crepe per raccontarlo in ogni particolare.
Il singolo Rabbia per esempio, con quel dialogo muto in piano sequenza tra i canali di Venezia del videoclip, parla di una cosa che conosciamo tutti: l’inevitabilità del litigio tra due persone che si amano“.
Il Festival di Sanremo invece è un territorio culturale da esplorare, provando ad uniformarsi ad un linguaggio bloccato dalla tradizione, codificato: “Io sono un cantante italiano e ai cantanti Sanremo piace, non c’è da nascondersi“, spiega Samuel che ha l’intelligenza, l’ironia e la dialettica per argomentare i suoi processi creativi, “È un punto di arrivo della mia trasformazione temporanea da cantante di una band a solista.
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Nei Subsonica al centro di tutto c’è il suono, che comanda sempre. Ne Il Codice della Bellezza ho provato a dialogare con immagini più semplici, raccontando l’amore“.
Per farlo si è ricordato di un alfabeto di segni che usava da piccolo per non farsi comprendere dai professori a scuola e dagli adulti in genere: “Quando erano tutti preoccupati che fossi troppo strano. Poi mi è passata, ma mi è rimasto il ricordo di un codice grafico che serve ad esprimere differenza, e l’ho usato come titolo“. Serve anche ad esprimere il rapporto con il pop, forza irresistibile che attrae e spaventa allo stesso tempo, soprattutto quando fai parte dell’unica band che è riuscita a dare un’identità moderna e un’atmosfera internazionale, urbana e dark, alla canzone italiana.
Ma Samuel ha le idee chiare: “Pop è semplicemente il tragitto più veloce per arrivare al cuore delle persone” E la bellezza? “È l’equilibrio interiore che mette a suo agio l’altra persona“. Ecco perché non ha paura del palco di Sanremo, di usare un linguaggio diverso o di provare a fare la canzone dell’estate con i brani scritti con Jovanotti (Più di tutto, La statua della mia libertà, Niente di particolare, La luna piena e il duetto Voleva un’anima), che lui definisce “Un semplificatore di comunicazione con un’aura di positività intorno“. Quando hai le qualità entrare in un territorio artistico nuovo e uscire con dei buoni singoli, le cose funzionano. E poi, comunque: “Si crea solo quando sei in difficoltà“, dice Samuel “La creatività va ingannata continuamente“.
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