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Tutti cantano Sanremo. In questi giorni non sembra ci sia scampo dal Festival della canzione italiana su Rai 1, e nemmeno dalle sue canzoni, piaccia o meno. Perché a fare la Storia di una nazione (la nostra) sono spesso anche quei motivetti che l’hanno raccontata, e che grazie alla loro orecchiabilità e armonia, sono impressi nella nostra memoria. La stessa cosa si potrebbe dire che accade con le sigle delle serie tv: ce ne di indimenticabili e alcune che in qualche modo hanno scritto la storia della televisione.
E quindi dopo i migliori opening credits delle serie tv più recenti, di seguito trave quelle che secondo noi sono le 10 sigle che per una ragione o nell’altra sono ormai leggenda.
1. La famiglia Addams
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Ta ta ta ta. Pat Pat.
Alla più creepy tra le sigle delle serie televisive degli anni 60 va senza ombra di dubbio il merito di aver sdoganato lo schiocco delle dita.
Nonostante andò in onda verso la fine degli anni Sessanta per sole due stagioni, la serie sull’atipica e delizionsa famiglia Addams divenne molto popolare, anche grazie alla sigla.
Le prime immagini mostrano in invidiabile quadretto familiare, che pian piano scopriamo essere non del tutto ordinario. La serie, che si eresse a paladina della diversità, si voleva infatti contrapporre alle tipiche family-drama di quel periodo, che avevano come protagonisti sempre e solo famiglie perfette.
2. Star Trek
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Quattro note suonano mentre una navicella sfreccia nello Spazio, poi la voce del capitano Kirk: “Spazio, ultima frontiera“. Il resto è storia.
La sigla di Star Trek, che narra gli obiettivi della missione quinquennale dell’equipaggio dell’Enterprise, fu all’epoca la rappresentazione del progresso stesso. Con l’astronave che sfreccia tra le stelle a velocità supersonica, la sigla annunciava che lo show avrebbe portato i suoi telespettatori nel futuro, “dove nessun uomo è mai giunto prima”.
Quando la Nbc annunciò di voler cancellare lo show, dopo la seconda stagione, ricevette migliaia di lettere di protesta, ma non era ancora chiaro il potenziale di Star Trek. Gene Roddenberry aveva creato una serie che osava affrontare l’ignoto, e ribaltare le convenzioni sociali. Stava gettando le basi per un sogno che ancora oggi non sembra avere fine.
3. I segreti di Twin Peaks
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Un uccellino, le immagini dell’interno di una segheria, poi il cartello che introduce la cittadina di Twin Peaks e i suoi 51.201 abitanti (David Lynch avrebbe voluto fossero 5.201, ma la Abc bocciò l’idea di una città troppo piccola, dove molti americani non si sarebbero immedesimati).
Queste immagini mostrate attraverso lente dissolvenze incrociate, e il tema musicale (una versione strumentale di Falling), di per sé potrebbero esprimere calma e tranquillità, ma nell’insieme finiscono col sembrare sinistre e innaturale. A renderla la sigla ancora più insolita è la totale assenza di figure umane, come a sottolineare quanto la vera protagonista della serie sia la città stessa. Per l’epoca fu una piccola rivoluzione televisiva.
4. I Simpson
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La sigla de I Simpson andò in onda la prima volta nel 1989 e stupì tutti. Sintesi perfetta di una serie che vuole far riflettere sulle derive dell’America contemporanea, mostra la famiglia Simpson che a fine giornata rientra a casa e… si mette a guardare la tv.
A renderla un piccolo gioiello due particolarità: l’inconfondibile tema strumentale composto da Danny Elfam; e la decisione di modificare per ogni episodio i secondi finali, con i nostri beniamini che si ritrovano davanti alla televisione sempre in modi e situazioni diverse.
Negli anni sono state realizzate anche diverse versioni d’autore della sigla, come quelle realizzate da Guillermo del Toro e Bansky. Vincitrice di vari premi, portò a casa un National Music Award, tre BMI TV Music Awars, e fu nominato agli Emmy, che però non ha mai vinto.
5. Willy, il principe di Bel-Air
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“Questa è la maxi-storia di come è la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra sia finita”. La state canticchiando, vero? Chi negli anni Novanta era un ragazzino che trascorreva i pomeriggi in compagnia di Willy e i suoi zii, non può non ricordare uno dei rap più famosi della storia della tv.
All’epoca ottenne un successo senza precedenti anche perché a comporla e cantarla (nella versione originale) fu Will Smith in persona. Come accaduto per Star Trek, i titoli d’apertura sono anche una sorta di riassunto che racconta come Willy sia arrivato da Philadelphia a Bel-Air.
All’epoca dello show Will Smith era uno sconosciuto di soli 21 anni, con nessuna esperienza di recitazione, alla fine della serie invece, era entrato di diritto tra i più grandi.
6. X-Files
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È tra le più sigle più semplici apparse in televisione dagli anni Novanta a oggi, eppure ha qualcosa che ci fa venire i brividi ad ogni ascolto. La musica è stata composta dal compositore Mark Snow, che sembra si sia ispirato al brano How Soon is Now degli Smiths. A crearla poi ci pensarono i creativi della Castel Bryant Johnse, che decisero di prendere parte attiva ai titoli: l’uomo che vedete indicare l’ufo è il designer Bruce Bryant, e sempre lui è il fantasma che percorre un corridoio (girarono quella scena in agenzia), mentre la silhouette che vediamo cadere sopra l’impronta di una mano, è quella della designer Carol Johnse. Nonostante questa domestica creazione questi opening credits sono diventati estremamente popolari in poco tempo, e valsero alla serie il suo primo Emmy.
7. Friends
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Non c’è nulla di innovativo nei titoli d’apertura di questa sit-com ormai divenuta un cult, se non l’idea semplicissima di prendere sei amici, farli sedere su una panchina a Central Park e poi farli ballare dentro una fontana.
Ma a fare la fortuna della sigla, e a far sia che sia tra le più canticchiate al mondo, è stata I’ll be there for you, scritta dai produttori televisivi David Crane e Marta Kauffman e fatta cantare dai Rembrandts (dopo che era già stata proposta ai They Might Be Giants e ai R.E.M.). La canzone nella sua versione televisiva fu un tale successo che le radio iniziarono a trasmetterla in loop per far sì che durasse quanto un brano classico, tanto che il gruppo decise poi di inserirla nel loro album in uscita.
8. Dexter
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Un uomo appena sveglio dà il via ai piccoli gesti quotidiani con i quali inizia la giornata: si rade, prepara la colazione, si lava i denti e si prepara per uscire. Ma siamo sicuri sia tutto qui? Ovviamente no, e infatti il montaggio e gli zoom sui dettagli più sanguinolenti sono creati ad hoc per darci indizi sulla vera natura del protagonista: un serial killer.
Gli autori della serie volevano fosse esplicita fin da subito la dualità che caratterizza lo show e questa fosse espressa attraverso un contesto quasi banale. L’unico che ebbe da ridire fu l’attore protagonista Michael C. Hall che non riusciva a digerire l’idea che il suo personaggio potesse ferirsi radendosi la barba. Alla fine gli autori decisero di lasciare i titoli così com’erano, e hanno fato bene: dopo averli visti nessuno è più riuscito a tagliare un’arancia rossa senza pensare alla brutalità che si nasconde in tanti piccoli gesti quotidiani.
9. The Big Bang Theory
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A un ritmo velocissimo e in soli quindici secondi (qui potete ascoltare la versione originale più lunga) i Barnaked Ladies raccontano l’origine del mondo, dal big bang ad oggi. È una buffa dichiarazione d’intenti atta a mettere in guardia gli telespettatori dalla superiorità intellettiva dei protagonisti di The Big Bang Theory.
Questi titoli di testa, che si concludono con i nostri beniamini che mangiano nel salotto di casa pronti a giocare a qualche boardgame o a guardare un film, sono stati tra i primi a sdoganare la cultura geek. Se oggi fenomeni come il Comic-Con e parole come cosplay sono diventati mainstreem il merito è anche di Sheldon e Co., e della loro sigla.
10. Mad Men
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Il creatore della serie Matthew Weinerd quando contattò Steve Fuller della Immaginary Force (dietro, tra anche ai titoli, anche ai più recenti opening credits di Stranger Things e Vinyl) aveva le idee ben chiare: immaginava un impiegato distinto che sale in ufficio, appoggia la valigetta alla scrivania e si butta dalla finestra.
L’intuizione dei creativi dell’agenzia è stata poi quella di creare dei titoli animati che fossero anche un omaggio al maestro Hitchcock: la sagoma dell’uomo quando cade ricorda quella del manifesto di Vertigo.
Se questo non bastasse a farli entrare nella storia va ricordato che furono tra i primi titoli sui quali i fan iniziarono a speculare, credendo potessero contenere un significato nascosto; in molti erano certi che la sigla preannunciasse l’ultimo episodio della serie.
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