Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Il gadget Apple compie 7 anni, ma i cambiamenti e le evoluzioni che ha subito in questo periodo sono niente in confronto alla sfida che dovrà affrontare
Oggi è un giorno importante per l’iPad di Apple: la tavoletta di Cupertino, entrata in commercio il 3 aprile del 2010, spegne oggi sette candeline — un traguardo importante per un prodotto dalla natura quantomai cangiante. Nato grande e sdoppiatosi pochi anni dopo in una versione più compatta, il tablet nato dalla mente di Steve Jobs è il più importante rappresentante di una categoria di prodotti che sembra aver esaurito la propria attrattiva nei confronti del pubblico, e con un passato glorioso alle spalle è costretto ora a interrogarsi sulla propria identità.
L’annuncio del primo iPad. Era il 27 gennaio 2010. (Foto: Apple)
Deriso senza pietà prima dell’uscita, con 300mila unità vendute nel primo giorno di arrivo sugli scaffali iPad ha resuscitato da solo l’allora stecchito mercato dei tablet (sepolto dagli Ultra Mobile PC muniti di sistemi operativi pensati per computer desktop, come Windows XP e Windows 7). Erano altri tempi: chi poteva immaginare che per creare una nuova categoria di prodotto bastasse prendere un software curato e ottimizzato per gli schermi touch e i processori a basso consumo e inserirlo in un prodotto compatto, ben assemblato e dalle linee essenziali?
I tablet prima di iPad. Argh. (Foto: Samsung)
Lato software, effettivamente gli avversari erano troppo indietro per pensarci: 7 anni fa, esattamente come oggi, la maggior parte dei concorrenti di Apple faceva affidamento sul sistema operativo Android, che all’uscita di iPad non includeva neanche una riga di codice pensata per dispositivi con schermi da più di 5 pollici.
L’orrida versione Honeycomb — prima presa di coscienza da parte di Google nei confronti della categoria tablet — avrebbe debuttato un anno dopo per poi sparire rapidamente dalla circolazione; nel frattempo i costruttori più reattivi si erano già lanciati all’inseguimento di Apple, ma senza un sistema operativo adeguato alle spalle i loro prodotti sembravano maxi smartphone scomodi e ipertrofici, e non ebbero troppo successo.
Leggi anche
HTC Flyer, tra i primi avversari di iPad: aveva schermo da 7 pollici. (Foto: HTC)
Dovette arrivare un outsider come Amazon a dare una scossa alla situazione con il suo Kindle Fire; era la fine del 2011 e, con un display da 7 pollici e un’interfaccia grafica realizzata ad hoc per sopperire a quella ancora inadeguata fornita da Mountain View, il gruppo di Seattle dimostrava che le alternative ad iPad non solo esistevano, ma avevano addirittura senso di esistere. Apple rimaneva signora incontrastata nel segmento dei display di taglia forte, ma tempo un anno e la casa di Cupertino si adeguò alla nuova tendenza del mercato rilasciando iPad Mini, ultra compatto e con schermo da 7,9 pollici.
Con iPad Mini la casa di Cupertino si mette all’inseguimento. (Foto: Apple)
La febbre dei tablet era quasi al picco: tutti i nomi del mondo hi-tech si erano resi conto di volerne almeno un paio nella propria linea di prodotti; Google aveva messo la testa a posto rendendo navigabili — con il rilascio di Android Ice Cream Sandwitch e Android Jelly Bean — anche gli schermi dai 7 ai 10 pollici, ma il problema per Android restavano le app. Con due anni di vantaggio e una schiera di sviluppatori più reattiva, iOS offriva un ampio parco software in grado di sfruttare come si deve tutta l’ampiezza dello schermo, mentre su Android la situazione ci mise del tempo a stabilizzarsi. La tavoletta Apple rimaneva dunque la campionessa indiscussa della categoria, ma nel 2014 il settore iniziava a conoscere una flessione dalla quale non è ancora uscito.
Diversi i motivi dietro alla frenata: i tablet non si sostituiscono spesso quanto gli smartphone, e non sono status symbol come gli iPhone. Una sola la soluzione: iPad doveva reinventarsi. L’ispirazione per gli ingegneri Apple arrivò dall’esterno e precisamente dalla categoria dei 2-in-1 votati alla produttività, in quel periodo l’unica tipologia di tablet capace di resistere al crollo di popolarità che coinvolgeva il settore. A novembre 2015 usciva dunque iPad Pro, che con un display da 12,9 pollici, un pennino digitale e una tastiera ad aggancio magnetico si proponeva per la prima volta come strumento all inclusive per la creazione di contenuti.
Ecco iPad Pro, la prima tavoletta dedicata Apple esplicitamente ai professionisti. (Foto: Apple)
Eccoci al panorama odierno, radicalmente diverso da quello, semideserto, trovato da Apple al lancio di iPad Mini. I rivali del settore 2-in-1 arrivano infatti dal mondo PC e sui propri gadget adottano sistema operativo Windows e processori Intel: in modalità tablet continuano a non essere semplici da usare come un iPad, ma vantano un parco app immenso e per la produttività, fattore decisivo nell’acquisto da parte del loro pubblico, sono super attrezzati. Battersi con questi dispositivi sarà arduo, soprattutto considerato che oltre a un nuovo settore da conquistare Apple ne ha di vecchi da presidiare. Il marchio iPad infatti non è più rappresentativo di un unico prodotto: ormai è un maxi phablet nella sua taglia Mini, un dispositivo domestico o studentesco per il consumo e la produzione leggera di contenuti nell’edizione classica, e infine un vero e proprio computer nelle due versioni Pro da 9,7 e 12,9 pollici.
(Foto: Apple)
Computer: è così che ormai lo propone la casa di Cupertino, sottolineando nella propria comunicazione non solo la versatilità dello schermo touch e della Apple Pencil, ma l’ampia durata della batteria rispetto a quella degli avversari, dotati di potenti ma esosi processori x86. Solo che Apple un computer portatile ce l’ha già: si chiama MacBook, e per via dei trasformismi del cugino tablet rischia di soffrire una contrazione nelle vendite. La casa di Cupertino dovrà risolvere in qualche modo il problema della convergenza tra queste due linee di prodotti: l’augurio è quello di farcela entro il prossimo compleanno.
[embedded content]
Vuoi ricevere aggiornamenti su questo argomento?