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Attenzione, ci osservano. Niente paura, non siamo finiti all’improvviso in 1984 di Orwell. Parliamo di aziende che osservano il nostro comportamento di consumatori, la nostra attenzione ai prodotti. Quella che possiamo esprimere con il movimento degli occhi, dei muscoli facciali, con la sudorazione. Ogni piccolo gesto denota qualcosa: attenzione, disattenzione, gradimento. La materia che studia queste reazioni per capire il gradimento di prodotti si chiama neuromarketing, ed è la nuova frontiera di una serie di startup che sono nate per aiutare le aziende a capire i nostri comportamenti. Sembrano lontane le “vecchie” analisi di mercato. Oggi si fanno ancora i focus group e i test con dei volontari ma, al posto delle domande, ci sono strumenti sofisticatissimi.
Thimus è una startup nata a Brescia che ora ha sede a Bolzano. Si occupa di neuroscienze prima che di neuromarketing: studia i meccanismi neuronali che influenzano la scelta del consumatore e li ottimizza in ambito commerciale, ma non solo (li applica all’efficienza produttiva, al design, all’architettura).
“Lavoriamo su una serie di strumenti che ci permettono di monitorare le attivazioni degli utenti in relazione ad un prodotto, un contesto, o qualsiasi esperienza” ci spiega Andrea Bariselli, co-fondatore.
“I parametri analizzati sono di caratteri differenti: alcuni sono prettamente biologici, come la microsudorazione (Galvanic Skin Response), le frequenze cardiache, la respirazione; altri sono legati ai movimenti oculari, l’eye-tracking, intesa come la capacità di monitorare saccadi e fissazioni e la dilatazione o i restringimenti della pupilla”.
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“Il nostro strumento principe rimane comunque l’elettroencefalogramma” continua Bariselli. “Quello da noi utilizzato è uno strumento graduato medico a tutti gli effetti, che è usato per studiare le reazioni degli utenti invece che per fini diagnostici”. Ma come si studiano gli altri parametri? “Per esempio, per la sudorazione ci sono due elettrodi sulle dita delle mani che misurano la trasmissione di elettricità” ci spiega Bariselli. “Questo ci indica la “quantità” di attivazione emotiva di un soggetto”. È un po’ lo stesso principio delle macchine della verità che si vedono nei film. Quanto all’eye-tracking, si usano sia occhiali che fotocamere integrate a infrarossi che riflettono la retina e riescono a vedere i micromovimenti oculari.
Se è vero che gli smartphone sono ormai la nostra estensione, monitorarli significa studiare il nostro comportamento. È quello che fa Mapendo, startup nata a Bologna. “Il nostro è un lavoro di analisi sugli interessi delle persone, fatto su dati statistici” ci spiega Lorenzo Viscanti, il fondatore. “Raccogliendo dati riusciamo a capire se una persona che sta a Milano a Porta Venezia e usa un cellulare Lg e sta giocando a Sudoku probabilmente nelle prossime 24 ore ordinerà una pizza tramite il proprio cellulare. È un risultato che si ottiene facendo analisi statistiche di milioni di persone ogni giorno”. È qualcosa che rispetta la privacy: non vengono resi noti nome e cognome delle persone. “Gli algoritmi costruiscono profili che stabiliscono il comportamento più probabile di questa persona. Noi stiamo raccogliendo dati da due anni e mezzo e li analizziamo grazie a una piattaforma creata da noi, che ci suggerisce correlazioni utili: un buon profilo per ordinare una pizza a casa, può essere anche un profilo per ordinare del sushi, o anche rispondere a una promozione sugli occhiali”.
Mapendo, come inVRsion, Thimus e Neuralya, lavora soprattutto con grandi clienti esteri. Viene invece dall’estero, Brno, Repubblica Ceca, e opera anche in Italia l’ultima startup che si sta facendo largo in questo campo. Si chiama Smartlook e registra i comportamenti degli utenti che navigano su un sito web, e in questo modo controlla tutti i movimenti degli utenti sul sito. Grazie a Smartlook è possibile vedere dove gli utenti hanno cliccato con il mouse, quello che hanno scritto nei moduli, dove trascorrono il loro tempo e come esplorano ogni pagina. In questo modo è possibile capire se ci sono problemi di esperienza dell’utente, o perché un visitatore abbandona il sito. O anche comprendere cosa ha convinto un cliente a fare un acquisto. È uno strumento fondamentale per capire come migliorare il proprio sito web. Sì, ci osservano. Ma osservarci oggi è davvero utile.
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