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Relizzate in Biosteel, diventano polvere in 36 ore. Saranno nei negozi nel 2018
Gomma, plastica e derivati del petrolio non vanno più d’accordo con la moda. Da qualche anno i grandi marchi outdoor stanno sperimentando per trovare materiali alternativi per realizzare le loro sneaker, tessuti ecosostenibili in grado di trasformare le scarpe, che per definizione hanno una durata breve, in un’opportunità più che in un rifiuto. Uno dei primi marchi a lanciare questa nuova moda a impatto zero è stato New Balance che nel lontano 2012 ha lanciato newSKY, scarpe sportive realizzate riciclando bottiglie PET spezzettate, sciolte e trasformate in fibre fino a formare l’Eco-fi, un tessuto con cui già da qualche anno si producono magliette, tappeti, tappezzeria per auto.
Pochi anni dopo ecco entrare in pista Adidas, che nel 2015 lanciava delle sneaker le cui fibre erano state ricavate da migliaia di chilometri di reti da pesca confiscate ai pescatori di frodo. Più vicini a noi ecco Reebok con Cotton + Corn, sperimentazione che ha l’obiettivo di creare “scarpe che crescono”, ovvero realizzate con due piantagioni diffuse in tutto il globo, il cotone e il mais.
Ora però la palla torna ai tedeschi, e l’innovazione è molto più avanti: le Futurecraft Biofabric sono scarpe biodegradabili leggere e resistenti con una piccola particolarità: possono autodistruggersi in 36 ore. Realizzate in Biosteel, un materiale sviluppato dall’azienda biotech AMSilk che simula la tela dei ragni, queste scarpe sportive funzionano come le astronavi spaziali dei film. Normalmente le scarpe sono robuste e resistenti, ci puoi correre, camminare e bagnarle ma, una volta dismesse, ecco che basta far entrare in azione un enzima che le polverizza: una volta diventate obsolete, infatti, le Futurecraft Biofabric possono essere fatte sparire dalla faccia della terra lasciando intatta solo la suola.
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Il bello è che le scarpe non sono solo un progetto: secondo Adidas entreranno nei negozi già nel 2018.
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