mercoledì, Febbraio 5, 2025

Il museo sull’informatica vintage è in Sicilia

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Quasi 2mila computer risalenti fino agli anni Sessanta in mostra in provincia di Siracusa: alcuni degli storici calcolatori si potranno usare anche a distanza, collegandosi online

Sono un gruppo di hacker, conoscono a fondo il mondo dell’informatica e, soprattutto, lo amano. È per questo che da più di vent’anni lavorano per “preservare la storia dell’informatica”. Da quando, in pratica, nel lontano 1994 Gabriele Zaverio decide di iniziare a collezionare vecchi computer, per riutilizzarli come oggetto di studi all’interno del Freaknet Medialab, primo hacklab italiano ad accesso libero e gratuito. Da allora di strada ne è stata fatta (“nel più totale disinteresse delle istituzioni”, tengono a precisare) e Palazzolo Acreide, a 40 chilometri da Siracusa è diventata la sede del MusIF, il Museo dell’Informatica Funzionante.

Tre le organizzazioni coinvolte: il Freaknet Medialab appunto, Dyne.org, fucina di programmatori di software libero e il Poetry Hacklab, laboratorio di informatica libera. Ed è recente il sostegno di Interlogica, società veneta impegnata in progetti culturali e tecnico-informatici avanzati. “Da diversi anni raccogliamo hardware obsoleto, lo restauriamo e lo rimettiamo in funzione”, spiegano.

Un patrimonio fatto di hardware — quasi 2000 computer storici risalenti fino agli anni Sessanta — ma anche di software, schemi elettrici, libri e media di vario tipo. Centinaia di sistemi, dai primi Apple ai computer Olivetti, sistemi operativi come VMS, Irix, UNIX ed altri ancora.

Molti di questi reperti sono perfettamente funzionanti. “La nostra idea di Museo è differente”, si legge sul sito ufficiale: “Secondo noi oggi la possibilità di provare computer storici, accenderli, caricare i programmi e poter giocare con essi assume un notevole valore didattico e formativo”. Sia sul posto che a distanza. Abbiamo messo online alcune macchine storiche, che sono raggiungibili 24 ore su 24, tutti i giorni, utilizzabili liberamente tramite accessi aperti per chiunque”. Il Museo dell’Informatica Funzionante si trasforma così in un luogo fisico e virtuale, dove ripercorrere l’evoluzione tecnologica che ci ha portato fino ad oggi. Facendo fede al motto degli hacker di tutto il mondo: “Hands On!”, ossia mettendoci le mani sopra. Letteralmente.

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