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“[I droni commerciali, ndr] garantiscono una sorveglianza aerea, o anche capacità di attacco, a basso costo“, racconta Ulrike Franke, un senior policy fellow dell’European Council on Foreign Relations, che studia l’impiego dei droni in guerra. I droni permettono alle truppe di terra di sorvegliare in tempo reale i soldati che si trovano intorno a loro, ri-orientare le armi e intraprendere azioni che potrebbero fermare l’avanzata nemica o salvare vite umane: “Ci sono individui o piccole milizie che tutto d’un tratto si ritrovano con capacità di sorveglianza aerea, una tecnologia che non avremmo avuto dieci anni fa. Questo ha portato senza dubbio a progressi e vittorie a livello tattico“.
Oltre a garantire una sorveglianza diretta che può contribuire alle attività di intelligence, i video registrati dai droni commerciali potrebbero avere un ruolo anche dopo la fine della guerra: “Questo è uno dei primi casi che abbiamo droni che hanno raccolto un’enorme quantità di informazioni utilizzabili per le indagini sui crimini di guerra contro i civili“, spiega Greenwood. Nonostante non sia chiaro quali tipi di filmati saranno ammissibili nei processi, Greenwood e altri stanno salvando i video realizzati dai droni in Ucraina.
I droni di Dji e i rischi per gli operatori
I droni commerciali più utilizzati in Ucraina sono quelli realizzati dall’azienda cinese Dji, in particolare la linea Mavic. I droni commerciali di Dji sono considerati tra i più facili da acquistare e usare. I dispositivi sono stati utilizzati sia dalle forze ucraine che da quelle russe, riporta Greenwood. All’inizio della guerra, le autorità ucraine hanno accusato Dji di aver consentito alle forze russe di utilizzare il sistema di rilevamento dei suoi droni per colpire le proprie truppe; l’azienda respinge con forza l’accusa, a sostegno della quale non sono state presentate prove solide.
Alla fine di aprile, Dji ha annunciato di voler sospendere temporaneamente le vendite in Russiehe in Ucraina. L’azienda ha sempre detto di non commercializzare i suoi prodotti per uso militare, e si è rifiutata di apportare modifiche che consentirebbero questo tipo di applicazioni.
Nonostante l’opposizione di Dji, i droni dell’azienda sono stati usati come armi durante la guerra. “Non credo che ci si aspettasse che i droni commerciali di Dji fossero usati su questa scala – racconta Samuel Bendett, un consulente dell’organizzazione no-profit Cna, che si occupa di sistemi militari autonomi –. Questo porta a chiedersi se la proliferazione dei droni in un conflitto possa essere fermata del tutto“. Enti di beneficenza, aziende e singoli cittadini da tutto il mondo hanno donato droni commerciali alle forze ucraine (Greenwood racconta che c’è chi sostiene che anche all’esercito russo siano stati donati dei droni).
Nonostante il loro utilizzo nei conflitti non sia una novità, i droni commerciali non sono progettati per un ambiente ostile: “Il lato negativo di questi droni è che non sono di livello militare“, spiega Bendett, sottolineando come i dispositivi possano essere messi fuori uso dalla tecnologia anti-drone.
“Far volare un semplice drone commerciale in un conflitto mette in pericolo anche gli operatori“, spiega Bendett. Civili, giornalisti e operatori umanitari che usano i droni in Ucraina corrono rischi maggiori quando ricorrono a droni commerciali, aggiunge Greenwood: “Il grande problema con i droni commerciali e le zone di conflitto, di cui gli operatori umanitari sono consapevoli, è che non è possibile distinguerli [da quelli militari, ndr]“. Non è chiaro cosa prevedano le leggi umanitarie nel caso in cui vengano prese di mira gli operatori dei droni, spiega Greenwood: “Cosa succede se un operatore umanitario che sta usando un drone viene scambiato per un combattente e quindi ucciso?”.