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In soli tre giorni, le più grandi aziende tecnologiche occidentali hanno perso circa 1.000 miliardi di dollari sui mercati azionari. Apple, la società pubblica con la valutazione più alta al mondo, ha subito il colpo maggiore, perdendo da sola ben 220 miliardi di dollari. Sebbene tutte le azioni stiano soffrendo della crescente inflazione, è proprio il settore tecnologico, quello più trainante degli ultimi anni, capace di crescere anche durante la pandemia, a subire i colpi più violenti.
Tra giovedì 6 maggio e lunedì 9, l’indice statunitense Standard & Poor è sceso sotto la soglia dei 4.000 punti, con un calo del 7% in 3 giorni, mentre il Nasdaq è crollato del 10% nello stesso periodo. I risultati negativi da record sono stati causati dall’aumento del tasso di interesse di mezzo punto percentuale attuato dalla Federal Reserve (Fed) degli Stati Uniti, il passo più aggressivo per contrastare l’inflazione dal 2000.
Assieme al rialzo dei tassi, la banca centrale ha annunciato una riduzione del suo bilancio, schizzato a 9.000 miliardi di dollari con la pandemia. La Fed aveva comprato obbligazioni per mantenere bassi i tassi di interesse e sostenere la circolazione di denaro, ma l’impennata dei prezzi ha forzato una drammatica marcia indietro della politica monetaria. Inoltre stanno contribuendo alla crisi il cattivo stato di salute della domanda, dovuta ai continui lockdown in Cina – primo importatore di petrolio al mondo – e il persistere dell’invasione russa dell’Ucraina, che sta danneggiando il mercato energetico.
In questa situazione, con la Fed che prevede di poter alzare ancora i tassi di interesse, il mercato tecnologico ha subito i contraccolpi più forti, trascinando con se anche il settore delle criptovalute e facendo perdere a bitcoin il 50% del suo valore rispetto a dieci mesi fa. Con l’aumento dei tassi infatti, gli investitori si stanno spostando verso azioni più sicure e meno volatili, prediligendo queste a settori considerati tendenzialmente a rischio come quello digitale.
Oltre a Apple e Bitcoin, Microsoft ha perso 189 miliardi di dollari, Tesla 199 miliardi, Amazon 173 miliardi, Alphabet – la casa madre di Google – ne ha persi altri 123 e Meta – società madre di Facebook – altri 70. Oltre alle tradizionali big tech, anche la Nvidia, famoso produttore di schede grafiche, ha registrato una perdita di circa 85 miliardi di dollari.