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Le otto montagne è uno dei film più attesi del 2022 e ci tiene da mesi col fiato sospeso. Fino allo scossone della notizia della sua partecipazione (sperata) al festival di Cannes, se ne sapeva davvero poco. Giusto i crediti fondamentali e, più o meno, le date di inizio e fine ripresa in Valle d’Aosta. Ora (e finalmente) abbiamo anche un poster, ma soprattutto un minuto di trailer, vero anticipo di una pregustata delizia per gli occhi e per lo spirito. Perché Le otto montagne è un progetto nato circondato d’amore anche solo per il fatto di esistere.
L’omonimo libro di Paolo Cognetti, premio Strega tradotto in 35 lingue, ha conquistato il mondo con la sua storia di amicizia e per come racconta anche la natura che la ospita, a volte la nutre, altre la divide, poi la rinsalda, andando oltre lo sfondo. Una natura che abbiamo letto sulla carta, ma ora è anch’essa, come la storia, fedelmente ripresa al cinema, in un film che è ambientato proprio nei luoghi del libro, in cui rispecchiare ciò che si era visto e immaginato leggendo, riga dopo riga, se on lo si era ricordato con commozione. Perché i dintorni di Brusson, nella Val d’Ayas, ai piedi del Monte Rosa, sono un pezzo di montagna conosciuto, vissuto e amato da una bella fetta di italiani. Non solo, a vestire i panni di Pietro e Bruno, i due protagonisti, che conosciamo ragazzini e vediamo poi uomini, uno nato e cresciuto tra i monti, l’altro urbano, con un rapporto discontinuo con le valli e l’amico, sono due degli attori più amati della nuova generazione del cinema made in Italy: Luca Marinelli e Alessandro Borghi, una coppia che emoziona, anzi che ha già provato di saper toccare un’intensità rara in Non essere cattivo, il film che, uscito postumo, ha raccolto tutta la lezione e l’eredità del cinema schietto, senza filtri, spietato eppure quasi militante di Claudio Caligari.
Incuriosisce e predispone bene il pubblico anche la coppia di registi belgi che firma il progetto, Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (lei, per la prima volta dietro la macchina da presa), che insieme hanno già lavorato al dramma Alabama Monroe – Una storia d’amore, nominato agli Oscar 2014 tra i migliori film stranieri, mentre il solo van Groeningen è noto per il bel lavoro fatto con Beautiful Boy, pellicola che ha consacrato Timothée Chalamet – riportandolo nel circolo dei grandi premi (con nomination dai Bafta ai Golden Globe e SAG) appena un anno dopo essersi fatto notare in Chiamami col tuo nome –, così come Jack Dylan Grazer, che si era da poco fatto notare con il primo capito del remake di It e di lì a poco avrebbe iniziato a girare la serie cult We are who we are. In pochi lavori, hanno dimostrato di saper valorizzare tanto le storie, sempre scavate emotivamente in profondità, quanto gli interpreti scelti a metterle in scena sul grande schermo.
Adesso che abbiamo visto il teaser – in cui, tra l’altro, Borghi si distingue ancora una volta nella capacità di diventare tutt’uno anche con la lingua o l’inflessione del suo personaggio (come già in Diavoli, che non ha voluto doppiare in italiano per buttarsi a fitto nell’inglese dominante nella serie) – 70 secondi di immagini e sprazzi di dialoghi e scenari non ci bastano. Non vediamo l’ora di leggere le ulteriori anticipazioni da parte di chi, fortunato, riuscirà a vedere Le otto montagne a Cannes, tra pochi giorni, ma soprattutto non stiamo nella pelle all’idea di vedere presto il film al cinema. Nelle nostre sale (dove scopriremo finalmente qualcosa di più anche delle interpretazioni di Filippo Timi ed Elena Lietti, gli attori che completano il cast).