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Il fatturato degli hotel torna a crescere, ma sulle marginalità pesa ancora il fattore incertezza, nonché l’aumento dei costi a ogni livello: dall’energia alle materie prime, passando per le forniture e il personale. E’ il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, a tracciare il quadro della situazione dell’ospitalità italiana, a margine della settantaduesima assemblea generale tenutasi sabato a Parma: “Rispetto allo scorso anno l’aumento è importante. In alcune destinazioni stiamo già pareggiando i dati del 2019. Il problema ora è capire se la tendenza è frutto solo di un rimbalzo congiunturale, oppure rappresenta un dato strutturale, destinato a durare nel tempo”.
Il ritorno degli americani
Per ora il trend è tuttavia chiaro e riguarda ogni segmento del comparto. Persino le città d’arte, ossia le destinazioni che più hanno sofferto in questi due anni di pandemia: “Sono tornati finalmente gli americani – ha proseguito Bocca -. E lo hanno fatto con numeri persino superiori a ogni nostra più rosea aspettativa. Nelle città d’arte le cifre sono vicine all’era pre-pandemica già nel bimestre corrente maggio-giugno. Certo, non è tutto oro quel che luccica. La crisi ha lasciato inevitabilmente segni pesanti. Basti pensare che a Roma qualcosa come 180 alberghi non hanno più riaperto su un totale di circa 1.200“.
Margini ancora sottili ma si avvicinano tempi migliori
La questione marginalità non è infatti ancora del tutto risolta: “Le bollette sono salite di circa quattro volte – ha sottolineato sempre Bocca -, mentre la bolla Superbonus 110% ha reso qualsiasi intervento strutturale un’impresa al contempo costosissima e dai tempi di realizzazione eterna. In più ci si mette il costo del personale che, checché se ne dica in giro, sta crescendo sensibilmente, anche a causa della penuria di risorse qualificate disponibili. In tale contesto i margini non possono che assottigliarsi. Io però rimango fiducioso. Anche perché, una volta terminato il Superbonus, almeno i prezzi degli interventi di ammodernamento sono convinto che torneranno velocemente su livelli più accettabili”.
Il tema ristori: perché così pochi agli alberghi?
Infine una piccola stoccata al comparto dei “cugini” del turismo organizzato: “In una slide recentemente presentata dal ministro Garavaglia si evidenziava come i ristori per tour operator e agenzie abbiano superato quota 500 milioni di euro – ha concluso il presidente di Federalberghi -. A noi sono arrivati circa 160 milioni… Troppo pochi. Anche perché tenere chiuso un albergo non è affatto un’operazione a costo zero. Ci sono le tasse, gli oneri di manutenzione, per molti pure gli affitti da pagare… Lasciare a casa i collaboratori in cassa integrazione e portare a casa gli aiuti di Stato non basta a risolvere il bilancio!”.