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Secondo la stessa intervista, Cruise ha sottoposto i suoi co-protagonisti a un intenso «campo di addestramento aereo», per assicurarsi che fossero in grado di affrontare i voli da brivido sul sedile del passeggero, ma, ahimè, in alcune situazioni, si comprime la colonna vertebrale, e pure il cranio (alcune persone vanno in delirio, altre non riescono a sopportarlo)», ha detto alla rivista, con un’aria disinvolta e rilassata come se non stesse parlando di acrobazie che sfidano la morte. «Ho dovuto farli crescere in modo che fossero in grado di sopportare alti G di pressione. Perché devono recitare sull’aereo e non posso farli stare male per tutto il tempo».
La modalità di produzione cinematografica ormai standard, ovviamente, eviterebbe tutto questo infilando gli attori – soprattutto le star che chiedono assegni cospicui, come Miles Teller – in modelli inconsistenti davanti a schermi verdi, lasciando che sia la CGI a fare tutto il lavoro pesante. Non con Cruise al volante. Non per Top Gun 2.
In questo progetto non ci sono scorciatoie digitalizzate, non ci sono rendering un po’ irreali da PS5 di vasti panorami o di aerei che sfrecciano nei cieli a Mach 9. E il risultato è davvero tangibile, proprio come la brutale fisicità, i motori che tremano e l’odore pungente del carburante, possono essere sentiti e annusati in Fury Road.
Gli attori stessi dovevano occuparsi di tutto il lavoro di ripresa, dopo un corso base sulle luci, la cinematografia, il montaggio. «Ho dovuto insegnare loro come accendere e spegnere le telecameree tutto sulle angolazioni e gli obiettivi», ha raccontato Cruise a Empire. Son pochi i colleghi da cui puoi imparare meglio che da uno stuntman esperto. E chi meglio di Cruise, uno dei pochi attori che accetta il rischio di appendersi agli aerei (Mission Impossible: Rogue Nation) e di scalare torri mostruose come il Burj Khalifa (Mission Impossible: Ghost Protocol). Ma non si tratta solo dell’acrobazia, bensì della capacità di recitare attraverso l’acrobazia, per traghettare un’emotività credibile: «Dovevi essere incredibilmente efficiente», ricorda Teller del set. E non è uno scherzo.
Il risultato è incomparabile. È esattamente ciò che un film in studio, forte e orgoglioso, dovrebbe fare: trasportarci in un luogo diverso, in panni completamente diversi dalla banale routine quotidiana. Grazie a Dio, Tom Cruise si è fatto valere.
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