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Un grande applauso ha accolto Massimo Garavaglia al suo arrivo alla settantaduesima assemblea generale di Federalberghi, ospitata finalmente a Parma dopo due anni di dolorosi rinvii dovuti all’emergenza pandemica. D’altronde, le parole del ministro sono suonate come musica alle orecchie degli albergatori. Le risorse per il comparto ricettivo non sono infatti esigue. Il dicastero ha portato a casa dal pnrr qualcosa come 2,4 miliardi di euro complessivi. Rappresentano l’1% del totale, poco per un settore che vale poco meno del 13% del pil, ma pur sempre una cifra che a memoria non si è mai vista per l’industria dei viaggi. E di questi, tolte voci come la Caput mandi, rimasta in capo al turismo solo perché nel precedente governo il dicastero era unito a quello della cultura, per gli alberghi ci sono qualcosa come 1,5 miliardi. Il tutto senza contare il potenziale effetto leva, che potrebbe far salire la cifra a qualcosa come 7 miliardi.
E non è finita qui, perché Garavaglia si è impegnato davanti all’assise degli albergatori a trovare fondi ulteriori: “Serve maggiore flessibilità nella gestione del pnrr: la possibilità di spostare risorse dalle voci, per cui si fatica a sfruttare le disponibilità, verso quelle che invece si dimostrano di più immediata fruibilità. Il ministro Franco mi ha dato inoltre rassicurazioni sulla possibilità di trovare ulteriori fondi dal Bilancio nazionale”. E le parole al miele non sono terminate qui: a cominciare dai temi della Naspi e del reddito di cittadinanza, già osteggiati da tempo da parecchi albergatori perché colpevoli, a detta loro, di tenere lontani molti giovani dalle professioni dell’ospitalità. Istanze che nel ministro leghista hanno trovato una facile sponda.
In tutto ciò rimane tuttavia un problema di fondo: se il mondo dell’hotellerie è infatti piuttosto soddisfatto delle misure adottate dal governo, per venire incontro alle esigenze di strutture che hanno dovuto affrontare la crisi più grave dal Dopoguerra a oggi, non altrettanto si può dire degli altri protagonisti dell’industria dei viaggi. Al turismo organizzato fino a oggi sono andate molte promesse e poche briciole. Soprattutto i piani del pnrr includono davvero risorse minime per tour operator e agenzie di viaggi. E quelle che ci sono, risultano persino mal concepite. A partire dai 98 milioni di euro di incentivi agli investimenti It delle agenzie di viaggio. Una dotazione solo in minima parte utilizzata, che è stata quindi recentemente fatta riconfluire proprio nella dotazione per l’efficientamento energetico degli hotel, il quale ha invece visto le richieste eccedere di quasi cinque volte il plafond iniziale da 600 milioni. Il problema però non è stata tanto la cattiva volontà o, peggio, il disinteresse delle agenzie. Quanto le condizioni di una misura che imponeva un tetto massimo di 25 mila euro a intervento, di fatto escludendo i grandi network, e che copriva solo il 50% del valore dell’intervento complessivo, obbligando così piccoli operatori fermi praticamente da due anni e in profonda crisi di liquidità a tirare fuori parecchio cash di tasca propria… Due pesi, due misure, insomma: una difformità di trattamento che non potrà peraltro che incidere negativamente sull’intero comparto.
Massimiliano Sarti