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«Ho iniziato molto presto con la musica: intorno ai tre, quattro anni», raccontava Vangelis autore della colonna sonora cult di Blade Runner, scomparso ieri. «A sette i miei genitori avrebbero voluto iscrivermi a una scuola dedicata, ma mi sono sempre rifiutato. Studiavo in una maniera completamente diversa: ancora oggi non so leggere e scrivere la musica. Per me è una sorta di codice espressivo, la mia comprensione del mondo è passata attraverso il suono. È un linguaggio che a volte parlo, tutto il resto non conta».
C’è voluto parecchio tempo perché la colonna sonora di Blade Runner vedesse la luce. Vangelis l’aveva composta tra dicembre 1981 e aprile 1982, l’anno di uscita del film. Sarà pubblicata soltanto nel giugno del 1994. Ma facciamo un passo indietro.
«Il motivo per cui Vangelis accettò di realizzare la colonna sonora del film è il film stesso», ha spiegato il suo manager, Andrew Hoy, «Pur avendolo visto ancora incompleto, ne rimase estremamente impressionato». Ridley Scott, il regista, gli inviò una prima bozza. Non si trattava semplicemente del copione, ma di filmati su nastro, provenienti dalla sala di montaggio. Vangelis ebbe l’opportunità di chiudersi al Nemo, il suo studio di registrazione nei pressi di Marble Arch (Londra), premere il tasto play e suonare dal vivo durante la visione.
Ciò nonostante, non andò proprio tutto liscio. «Abbiamo avuto notevoli difficoltà con i tempi in cui la colonna sonora avrebbe dovuto essere consegnata», ha detto Michael Deeley, il produttore del film, «Quella definitiva l’abbiamo ricevuta soltanto nell’aprile del 1982. Avevo la sensazione che Vangelis non fosse più così entusiasta come all’inizio e che si stesse tirando indietro. Un altro problema era che non aveva molto tempo a disposizione per lavorarci, ma voleva occuparsene in maniera esclusiva». Dal canto suo Vangelis ha sempre dichiarato che la pubblicazione tardiva non dipese in alcun modo da lui, ma poco importa. Quello che conta è che alla fine tirò fuori qualcosa di straordinario, riuscendo a catturare perfettamente l’immagine impersonale di quella metropoli futuristica, caotica e hi-tech, ma anche l’anima più calda dei suoi abitanti. Con un’elettronica umanizzata e fatta di carne.
Il suono delle cose
Quando Ridley Scott chiese a Vangelis di scrivere la colonna sonora di Blade Runner, la musica elettronica faceva già parte del registro espressivo quotidiano del compositore. Si esibiva con i sintetizzatori, perché gli consentivano di dare vita a vere e proprie opere sinfoniche, senza l’aiuto di altri musicisti.
Vangelis però utilizzava l’elettronica per amplificare le emozioni, concettualizzandole e rendendole persino più tangibili delle immagini. Attribuiva suoni anche agli oggetti architettonici e tecnologici, rendendoli parte del paesaggio sonoro della pellicola.
Emozioni allo specchio
Il tema d’amore è l’esempio perfetto di come il suono, ancor più della recitazione di Harrison Ford (Rick Deckard) e Sean Young (Rachael Tyrell), sia in grado di suggerire le emozioni che i due protagonisti stanno provando e la direzione che il loro rapporto prenderà. In un crescendo musicale che accompagna non solo le orecchie, ma anche lo sguardo e la pancia dello spettatore. Dopo un inizio sospettoso, il tono del brano diventa sempre più intenso fino a far abbandonare qualsiasi remora.