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Si parla tantissimo di come il metaverso rappresenti un futuro ideale della nostra dimensione social con sviluppi e potenzialità praticamente in ogni aspetto della nostra vita, ma si sa ben poco di come sarà gestita la legalità dentro questo nuovo spazio virtuale in costruzione. Visto che si parla di una trasposizione della realtà nel digitale, se un avatar dovesse assalirne un altro, potremmo applicare le leggi penali di aggressione e percosse senza l’evidenza pratica di una lesione? E come riusciremo a perseguire qualcuno nel mondo reale per un crimine commesso in quello virtuale se potrà continuare a barricarsi dietro a un visore senza un meccanismo di riconoscimento? Se già oggi è una lotta continua (e fastidiosa) contro il dilagante odio social, immaginiamoci cosa succederà quando l’esperienza sarà ancora più immersiva e coinvolgente. Non esistendo (ancora) un “codice penale" del metaverso e, di conseguenza, nemmeno reati specifici legati alla realtà virtuale, bisogna adattarli dalla realtà alla sfera digitale: e se questo può essere relativamente semplice per minacce verbali, insulti e diffamazione – perseguibili già da adesso in Rete; il discorso cambia per i crimini più legati alla sfera “fisica” e non punibili senza una prova tangibile della violenza.
Eppure, sono proprio questi quelli più segnalati nei primi esperimenti di vita virtuale. Il Center for countering digital hate ha studiato le interazioni su VRChat, una sorta di locale virtuale per Oculus Quest in cui gli utenti possono incontrarsi con i rispettivi avatar e parlare, fare giochi o ballare a ritmo di musica. Analizzando gli scambi di chat nel corso di 11 ore, il centro statunitense ha registrato più di 100 incidenti all’insegna di minacce, aggressioni verbali, molestie sessuali e tanto altro ancora: praticamente un tentativo di assalto ogni sette minuti.
E per chi dovesse pensare che una molestia in realtà virtuale possa essere meno grave rispetto alla realtà vera e propria si sbaglia di grosso. Come ha raccontato il New York Times, l’intento del metaverso è simulare la realtà in un mondo digitale per cui il suo funzionamento stesso dipende dal coinvolgimento dell’utente: più siamo a nostro agio o ci sentiamo veramente trasportati in un’altra realtà e più ha senso un’esperienza come il metaverso. Per questo quando Chanelle Siggens si è vista approcciarsi da un altro utente all’interno del videogioco multiplayer Population One che ha mimato il gesto della masturbazione davanti a lei si è sentita a disagio come se fosse successo davvero davanti ai suoi occhi. Lo stesso ha raccontato Vicky Wyatt, direttrice delle campagne di SumOfUs – organizzazione attiva nel campo della corporate accountability – che ha riferito di essere stata condotta in una stanza, accerchiata e forzata a fare atti sessualmente espliciti mentre altri avatar guardavano.
Insomma, problemi gravi che rischiano di diventare gravissimi quando usciranno guanti e supporti specifici che simuleranno il contatto tra i corpi. Secondo il ministro dell’intelligenza artificiale degli Emirati Arabi Uniti bisognerebbe punire nella realtà i crimini più gravi commessi nel metaverso: «Se il metaverso sarà un mondo così realistico come tutti dicono, dovremo prendere provvedimenti contro alcune cose su cui tutti concordano che siano inaccettabili. Ad esempio, ipotizziamo che io possa ucciderti e che tu possa vederlo e sentirlo, questo rischierebbe di mettere a repentaglio la sanità mentale delle persone» ha dichiarato Omar Sultan Al Olama durante il World Economic forum di Davos. Una posizione estrema visto che Meta – o chi per essa – non consentirà agli avatar di uccidersi a vicenda ma che fa riflettere comunque sulla necessità di dover mettere gli utenti di fronte alle proprie responsabilità. Negli anni se ne sono provate tante: dall’idea di allegare un documento d’identità al profilo alle segnalazioni anonime, ma senza successo.
Quindi, cosa fare per prevenire i crimini? Meta ti consentirà di abilitare il Confine personale che impedirà agli avatar di avvicinarsi, oltre una certa distanza, l'uno dall'altro, creando più spazio personale per le persone ed evitando più facilmente interazioni indesiderate. In pratica, sarà una sorta di muro invisibile che non consentirà a nessuno di avvicinarsi a più di 1 metro e mezzo da te: in pratica è lo spazio personale – tutelato anche giuridicamente – traslato nella realtà virtuale, quindi vietati gli abbracci e ogni tipo di contatto ravvicinato. Ma si tratta di un palliativo, visto che un altro utente potrebbe convincerti a spegnerlo o comunque aggirabile (con difficoltà, speriamo) da un hacker. La cosa migliore da fare, per ora, è tenersene alla larga e sperare in una discussione condivisa che possa partorire una soluzione comune.