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L’antibioticoresistenza, ossia il fenomeno in virtù del quale alcuni batteri riescono a sfuggire agli antibiotici, è ormai da tempo un’emergenza globale, che comporta infezioni e degenze ospedaliere più lunghe e, nei casi peggiori, morti che si sarebbero potute evitare se i farmaci avessero fatto effetto: uno studio pubblicato sul Lancet a gennaio scorso aveva stimato in 1,27 milioni i decessi causati nel 2019 dall’antibioticoresistenza. Le novità che arrivano dalla scienza sono poco incoraggianti: un nuovo lavoro, recentemente pubblicato su Science of the Total Environment, condotto da un’équipe di scienziati della University of Chile, infatti, ha svelato la presenza di batteri con geni resistenti agli antibiotici in una regione dell’Antartide. La paura, adesso, è che possano diffondersi in tutto il continente, e poi anche altrove.
“Sappiamo che il suolo della penisola antartica, che è una delle regioni maggiormente colpite dal riscaldamento globale in termini di scioglimento del ghiaccio – ha spiegato a ReutersAndres Marcoleta, uno degli autori del lavoro – ospita una grande diversità di batteri. E abbiamo scoperto che alcuni di loro costituiscono una potenziale sorgente di geni che conferiscono loro resistenza agli antibiotici”. L’analisi degli scienziati ha evidenziato che questi “superpoteri” sono conseguenza del fatto che i batteri dell’Antartide si sono evoluti per resistere a condizioni estreme, e che sono contenuti in frammenti mobili di dna in grado di trasferirsi facilmente ad altri batteri.
Per scoprirlo, i ricercatori cileni hanno raccolto diversi campioni di suolo a intervalli regolari di tempo, dal 2017 al 2019, analizzando il genoma dei batteri presenti. “Ci siamo chiesti – continua Marcoleta – se i cambiamenti climatici potessero avere un impatto sulle malattie infettive. E abbiamo scoperto che effettivamente è possibile che i geni collegati all’antibioticoresitenza potrebbero diffondersi altrove”. L’analisi ha mostrato, per esempio, che i batteri appartenenti al genere Pseudomonas, uno dei più diffusi nella penisola antartica, sono resistenti ai disinfettanti più comuni, come rame, cloro e ammonio quaternario. E quelli appartenenti a un altro genere, Polaromonas, “hanno il potenziale di disattivare gli antibiotici beta-lattamici, essenziali per il trattamento di molte infezioni”. C’è da stare molto attenti.