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Nel sesto episodio della quarta stagione di Stranger Things, Dustin se ne esce con una battuta particolarmente ben riuscita. Lui, Lucas e Max si trovano sulla riva di Lovers’ Lake a fare il “palo” mentre i loro amici cercano quello che credono possa essere un portale sottomarino per il Sottosopra. Mentre li osserva, Dustin si rende conto che il nuovo passaggio per il mondo sotterraneo potrebbe essere ribattezzato in modo molto divertente: Watergate.
L’ultima stagione di Stranger Things si svolge nella primavera del 1986, a quattordici anni di distanza dallo scandalo che ha fatto cadere la presidenza di Richard Nixon. Alcuni degli amici di Dustin, soprattutto quelli più grandi, capiscono subito la battuta. Altri reagiscono in modo goffo. Ma guardandolo nel 2022, mentre negli Stati Uniti sono in corso le udienze del Congresso sull’insurrezione del 6 gennaio 2021, è difficile non farsi prendere dalla voglia di tornare indietro nel tempo, a un periodo in cui un’irruzione nella sede del partito democratico a Washington sembrava il modo più disonorevole di porre fine a un mandato presidenziale.
L’elemento consolatorio della serie
Si è già scritto molto su come la nostalgia sia l’ingrediente segreto di Stranger Things. È vero che parte del fandom della serie è composto da persone appartenenti alla generazione X e da millennial, che ricordano ancora un tempo in cui era possibile imbattersi persone che non sapessero davvero cosa fosse internet o che sentissero la mancanza di Scuola di Polizia.
E mentre Stranger Things continua a spingere tutti questi tasti della nostalgia, la visione della serie ora tocca anche nuove corde. Nonostante la serie sia ancora disseminata di riferimenti a cose come Nintendo e a Nightmare – Dal profondo della notte (c’è addirittura un cameo dell’attore che interpretava Freddy Kruger, Robert Englund), una delle principali linee narrative ruota intorno al panico per il satanismo e al timore che Dungeons & Dragons (D&D) potesse spingere i bambini alla necromanzia diffusi negli Stati Uniti in quegli anni. Nell’ultima stagione molto continua a muoversi attorno alle paure sulle interferenze russe nella vita americana che hanno caratterizzato l’epoca della Guerra Fredda negli Stati Uniti. Nel 2022, mentre la Russia sta invadendo l’Ucraina e le udienze sulle rivolte del 6 gennaio occupano le prime pagine più o meno come fecero le udienze sul Watergate nel 1973, pensare a un’epoca in cui D&D era l’argomento sulle bocche di tutti suscita un senso di consolazione e disagio allo stesso tempo. Che in qualche modo ci spinge a continuare a guardare.
Le crisi dimenticate e Kate Bush
In parte, però, questa sensazione deriva anche dai dettagli storici degli anni Ottanta che Stranger Things ha scelto di dimenticare. Nella serie on si parla della crisi dell’Aids, né degli effetti disastrosi della guerra alla droga negli Stati Uniti, dove la serie è ovviamente ambientata. La maggior parte dell’azione si svolge nei placidi sobborghi di Hawkins, in Indiana. Certo, c’è Vecna che fa strage di adolescenti, ma per il resto i problemi del mondo esterno sembrano un lontano ricordo. Stranger Things non ha bisogno di includere questi eventi, ma la loro assenza aiuta il senso di evasione.
E poi c’è Kate Bush. Running Up That Hill, uno dei successi della cantante iconoclasta e pioniera del goth occupa un posto di primo piano nella stagione in corso e, per questo, è tornato in cima alle classifiche a 37 anni dalla sua uscita. C’è chi si è spinto ad annunciare una rinascita di Bush. Anche se parla di avere la possibilità di mettersi nei panni di qualcun altro, nella serie la canzone aiuta un personaggio (non dirò quale, per evitare spoiler) a combattere i mali del mondo. Due cose, per riprendere il testo della canzone, per cui varrebbe la pena fare un patto.