domenica, Gennaio 5, 2025

La vittoria dell'Italia ai Mondiali dell'82 commentata da Dino Zoff

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C’è un’intera generazione, quella di chi adesso ha più o meno 50 anni, che si ricorda perfettamente dov’era, con chi era e come ha festeggiato nella magica notte dell’11 luglio 1982. Basta una data La data. 11 luglio 1982, Madrid, Stadio Santiago Bernabeu: sul tabellone c’è scritto Italia-Germania Ovest 3-1, in tribuna il Presidente Sandro Pertini non riesce a trattenere la gioia, agita la pipa festoso perché l’Italia è campione del Mondo.

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Il ricordo di Dino Zoff

Rossi-Tardelli-Altobelli, una filastrocca ripetuta all’infinito per ricordare i tre gol che misero al tappeto la Germania Ovest (eh sì, perché allora andava specificato!), punto d’arrivo di una salita dura e lunghissima, iniziata tra le polemiche e finita in gloria: «Il primo pensiero è che sono passati 40 anni!», racconta Dino Zoff a GQ, «Poi magari non sembra così perché se ne parla sempre, è stato un fatto eccezionale e parlandone così spesso sembra più vicino».

Perché la vittoria dell’82 è stata speciale proprio per questo, metafora di vita di chi ha combattuto contro tutto e tutti e ce l’ha fatta grazie alla forza del gruppo. Un gruppo unito che si è fatto impermeabile, decidendo il clamoroso silenzio stampa per le critiche ricevute ancora prima di partire per la Spagna. Nessuno credeva in loro, loro credevano in se stessi, e tanto bastava per cementare quello spirito che ha portato gli azzurri sul tetto del mondo: «I problemi erano legati al fatto che i media erano contrarissimi e molto negativi nei nostri confronti», ci ha detto Zoff, «Da lì nacque l’idea del silenzio stampa perché era inutile cercare di difenderci o ribattere, ci siamo detti facciamo quello che siamo capaci di fare e poi vediamo».

Bearzot, Pertini e la partita a scopone

«La prima immagine che conservo è quella della coppa, con Bearzot e i compagni di squadra», ricorda Zoff, allora attorniato dai compagni mentre stringeva tra le sue manone la Coppa del Mondo appena conquistata. In alcune foto lo si vede persino sorridente, lui sempre schivo, misurato e di poche parole. Ma quell’impresa fu troppo grande per tutti («Lo sport regala queste felicità forti e violente»), il coronamento di un sogno che in pochi avevano creduto possibile. Non il CT Bearzot, il padre di quel gruppo, amico e sergente di ferro quando serviva, l’uomo che per Zoff resta il grande protagonista di quella meravigliosa impresa: «Il personaggio chiave per quella vittoria fu lui, la persona più importante, solo Bearzot poteva portare a termine alla grande un campionato del Mondo in quelle situazioni. Era una persona competente e coraggiosa, un comandante vero».

Difese la sua squadra dalle critiche, si mise l’elmetto dopo i tre pareggi nel primo girone, con l’Italia salva soltanto grazie alla differenza reti. Mise le basi per la vittoria finale, passando per i successi contro Argentina e Brasile, il famoso 3-2 con la tripletta di Paolo Rossi: «Ma la partita della svolta fu contro l’Argentina, una grande partita, molto dura, fisica, quella fu la vera rampa di lancio», ci spiega Zoff. La finale fu il coronamento di un percorso, la festa nelle strade e nelle piazze d’Italia qualcosa che chi c’era ricorda come fosse ieri. 

E poi quella fotografia eterna, con il Presidente Pertini, Bearzot, Causio e Zoff che giocano a carte sull’aereo presidenziale che riportava gli azzurri a casa. Una partita a scopone per ingannare il viaggio, improvvisata al momento, carte in mano (a quei tempi erano il passatempo preferito nei ritiri delle squadre, specialmente tra i giocatori che dormivano poco perché sentivano la tensione alla vigilia delle partite) e la coppa accanto a loro sul tavolo: «Quella cosa non fu programmata, adesso gli uffici stampa dovrebbero lavorare un mese per fare una cosa del genere, e fu per merito del presidente Pertini. Io e lui eravamo in coppia in quella partita, e perdemmo. Non capì la giocata avversaria e sbagliò a scartare facendo vincere Causio e Bearzot». Ma nessuno gli disse nulla, in fondo era pur sempre il Presidente della Repubblica!

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