mercoledì, Febbraio 5, 2025

Il piano del Giappone di riversare in mare l'acqua contaminata di Fukushima non convince tutti

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L’autorità per il nucleare del Giappone ha dato il via libera al piano per riversare nell’oceano Pacifico più di un milione di tonnellate di acque contaminate, provenienti dal sito dell’ex centrale nucleare di Fukushima, distrutta dallo tsunami del 2011.  Il progetto ha già ricevuto l’approvazione dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ma è stato criticato dalle Nazioni unite, secondo cui potrebbe comportare dei rischi anche alle popolazioni al di là dei confini giapponesi.

A seguito dello tsunami del 2011 e del disastro nucleare all’impianto di Fukushima, il sistema di aspirazione e filtraggio Alps (Advanced liquid processing system) ha estratto ogni giorno tonnellate di acqua contaminata dal terreno della centrale nucleare. Si tratta sia di acque piovane e sotterranee, sia di quelle usate per il raffreddamento dei reattori. Il sistema Alps è in grado di trattenere la maggior parte delle sostanze radioattive contenute nei liquidi, ma non tutte. Tra queste il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno innocuo in piccole quantità e che, se disciolto in vaste quantità d’acqua, non rappresenta un pericolo per la salute umana o l’ambiente marino.

Secondo le Nazioni unite però, in una nota congiunta a firma di Marcos Orellana, Relatore speciale sulle sostanze tossiche e i diritti umani, Michael Fakhri, Relatore speciale sul diritto all’alimentazione, e David Boyd, Relatore speciale sui diritti umani e l’ambiente, “il rilascio di un milione di tonnellate di acqua contaminata nell’ambiente marino comporta rischi considerevoli per il pieno godimento dei diritti umani delle popolazioni interessate all’interno e all’esterno dei confini del Giappone”.

La nota delle Nazioni unite prende le mosse dalla resistenza al piano giapponese delle associazioni ambientaliste e dei governi di Cina, Corea del Sud e Taiwan, secondo cui lo scarico potrebbe avere ripercussioni negative sull’ambiente, gli ecosistemi e la salute umana. “La decisione è particolarmente deludente, perché gli esperti ritengono che siano disponibili soluzioni alternative al problema continua la dichiarazione congiunta. Stando ad analisi svolte da Greenpeace nel 2020le acque di Fukushima conterrebbero anche altri contaminanti oltre al trizio e necessiterebbero ulteriori filtraggi e trattamenti prima di essere smaltite. 

Nonostante le preoccupazioni, le autorità per il nucleare del governo giapponese hanno deciso di andare avanti con il progetto, con l’intenzione di avviare quanto prima le operazioni di sversamento e terminare entro dieci anni il programma, quindi con rilasci scaglionati. Inoltre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la massima autorità in materia a livello mondiale, si è espressa a favore del piano di Tokyo. In ogni caso, prima dell’inizio dei lavori, l’impianto dovrà affrontare ulteriori ispezioni da parte delle autorità di regolamentazione e di una task force delle Nazioni unite.

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