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Una scrittrice cinese, nota con lo pseudonimo di Mitu, si è vista impedire l’accesso al proprio romanzo dall’applicazione di scrittura che stava utilizzando, per la presenza di contenuti giudicati “sensibili”. A diffondere la notizia è stato uno dei principali quotidiani finanziari del paese, l’Economic Observer. Il software usato dall’autrice è uno dei più diffusi al mondo, WPS Office, presente anche su molti telefoni di produzione cinese. Dopo essere stato condiviso su un forum di scrittura, con accuse di spionaggio e censura preventiva alla casa sviluppatrice Kingsoft, l’episodio è diventato nel giro di pochi giorni uno dei più discussi sui social della nazione. Numerosi sono stati infatti gli scrittori a confermare di aver affrontato la stessa situazione, pur essendo esattamente, come Mitu, in grado di utilizzare le altre applicazioni del pacchetto WPS, gettando ulteriori ombre su una compagnia al centro di uno dei suoi più gravi danni d’immagine.
La stessa Kingsoft, tramite il settore WPS, è corsa ai ripari rilasciando due comunicati in cui ha precisato che non attua alcuna censura preventiva sui contenuti condivisi dagli utenti all’interno della sua rete di applicazioni molto simile a Google Drive. Con chi (o con quali autorità) possano essere a loro volta condivisi questi contenuti non è quindi stato chiarito, un interrogativo di rilievo in un paese che potrebbe staccarsi in qualsiasi momento dall’internet globale e che applica leggi piuttosto rigide in termini di cybersicurezza.