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Ed è quello che è successo: più di una dozzina di importanti depositi di rifornimento russi, utilizzati principalmente per immagazzinare munizioni di artiglieria, sono stati attaccati negli ultimi giorni. Questo ha obbligato i russi a spostare tutti questi depositi oltre il raggio d’azione della nuova artiglieria ucraina, con notevoli complicazioni logistiche.
Diversi esperti, tuttavia, concordano sul fatto che l’Himars non sarà l’arma miracolosa in grado di cambiare le sorti della guerra. Il suo impatto non abroga la crescente dipendenza dell’Ucraina dalle nazioni occidentali in fatto di armi, munizioni, intelligence, addestramento, e altre forme di supporto economico.
L’accordo per liberare il grano
Evitare una crisi alimentare globale, che avrebbe effetti destabilizzanti soprattutto per il Terzo mondo, è tra gli obiettivi dell’accordo sul grano firmato a Istanbul venerdì scorso tra Russia e Ucraina. L’accordo – un inedito tra paesi in guerra – ha delle caratteristiche particolari: ucraini e russi hanno firmato ognuno per conto suo un documento a testa con Turchia e Nazioni Unite (Onu).
I punti salienti: verrà costituito un centro di coordinamento unificato a Istanbul con tecnici turchi, ucraini, russi e delle Nazioni Unite. L’Ucraina non sminerà i porti: libererà invece un corridoio temporaneo per il transito delle navi, che partiranno dai porti di Odessa, Yuzhne e Chornomorsk senza scorta militare e verranno guidate fino in Turchia. Le navi di ritorno saranno ispezionate da Onu, Russia e Turchia per verificare l’eventuale presenza di armi. Mosca si impegna anche non attaccare porti e navi, in cambio della garanzia da parte di Stati Uniti e Unione europea (Ue) che le compagnie di assicurazione e le banche coinvolte nell’export di grano e fertilizzanti russi non verranno sanzionate.
Nel testo – che rappresenta un test di fiducia – non c’è un cessate il fuoco. L’ottimismo degli osservatori internazionali è precipitato bruscamente negli ultimi giorni, dopo che i russi hanno bombardato la città di Odessa in più punti, incluso il porto, in pieno giorno. I russi negano ogni responsabilità – la logica dell’azione non è chiara – e l’accordo per ora prosegue. Il primo carico di grano ucraino ha lasciato il porto di Odessa lunedì mattina, sulla nave Razoni che è arrivata il giorno dopo a Istanbul per una ispezione. Terminerà il suo viaggio in Libano. L’accordo rimarrà in vigore per circa quattro mesi e, dovesse andare tutto liscio, potrebbe essere esteso aprendo la strada a nuovi negoziati.