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L’Fbi ha perquisito l’enorme villa chiamata Mar-a-Lago di Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti. L’agenzia investigativa della polizia federale statunitense è entrata in azione nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 agosto, sequestrando alcuni documenti potenzialmente classificati che il leader repubblicano avrebbe trafugato dalla Casa Bianca, durante il suo mandato.
La tenuta di Palm Beach, in Florida, appartiene a Trump dal 1985. È la sua principale residenza e, dopo aver perso le elezioni contro Joe Biden, ha trascorso gran parte del suo tempo nei 17 acri della tenuta, che comprende 58 camere da letto, 33 servizi igienici, 12 caminetti e 3 rifugi antiaerei. Al momento della perquisizione Trump si trovava in un suo appartamento a New York, mentre secondo Politico sarebbe stata presente la sua avvocata, Christina Bobb.
In base a quanto riportano le maggiori testate statunitensi, l’Fbi avrebbe agito grazie a un mandato emesso nell’ambito di un’indagine sulla scorretta gestione dei documenti della Casa Bianca, tra cui materiale potenzialmente classificato, che Trump avrebbe trafugato proprio nella sua residenza in Florida. Si è trattato di un evento storico per il Dipartimento di giustizia e per l’Fbi, perché nessun ex presidente, e in particolare uno che sta apertamente considerando un’altra candidatura allo Studio Ovale, ha mai affrontato una simile azione da parte delle forze dell’ordine.
“Hanno perfino fatto irruzione nella mia cassaforte” ha detto lo stesso Trump in una dichiarazione riportata da Politico. Non è però ancora stato comunicato ufficialmente cosa l’Fbi stesse cercando durante la perquisizione, ma è probabile che l’azione sia collegata alla richiesta effettuata lo scorso febbraio dalla National Archives and Records Administration (Nara), un’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi e storici del paese, di indagare su un possibile uso illecito di documenti riservati da parte di Trump.
Si tratta di un’indagine in corso ormai da mesi, rimasta però in disparte dalle cronache a causa dell’avvio del processo contro i responsabili dell’assalto al Congresso statunitense del 6 gennaio 2021. Già a gennaio 2022, infatti, la Nara aveva cercato di recuperare da Mar-a-Lago circa 15 scatole di documenti ufficiali, ritenuti impropriamente sottratti dalla Casa Bianca, per poi richiedere a febbraio l’intervento del dipartimento di Giustizia. Tra questi, secondo l’agenzia, si troverebbero anche informazioni relative all’assalto al Congresso, consegnati prima ai National Archives e poi alla commissione della Camera che sta indagando su quei fatti, e che Trump avrebbe tentato di distruggere dopo averli visti. In seguito però, sarebbero stati ricomposti dai suoi collaboratori con del nastro adesivo.
L’indagine è diventata una minaccia sempre più grande per Trump, con alcuni dei suoi principali alleati ed ex funzionari della Casa Bianca che si trovano di fronte a mandati di comparizione del Gran Giurì e a perquisizioni dell’Fbi, tra cui Mark Meadows, l’ex capo dello staff di Trump, sotto indagine proprio per possibili comportamenti scorretti nell’archiviazione di alcuni documenti.