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La lista Democrazia e referendum con Cappato, guidata da Marco Cappato, politico e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha depositato le 36mila firme necessarie per candidarsi al Parlamento su una pennetta Usb. È la prima volta in assoluto che in Italia le firme utili alla corsa elettorale vengono consegnate in formato digitale, nel contesto della battaglia per rendere le firme digitali uno strumento istituzionale per estendere il diritto della cittadinanza di partecipare alla vita pubblica.
“Per la prima volta nella storia della democrazia ieri abbiamo depositato, nelle circoscrizioni in cui siamo riusciti a raggiungere il quorum, le pennette digitali con le firme raccolte in modalità digitale – ha dichiarato Marco Cappato -. A nostre spese nostre abbiamo raccolto circa 30.000 firme digitali, grazie alle generose offerte dei cittadini che come noi richiedono questa riforma di civiltà, grazie a un metodo già utilizzato a livello fiscale e sui referendum”.
“Attendiamo il responso circa la loro validità – ha proseguito Cappato -, altrimenti ricorreremo anche a livello internazionale contro una discriminazione che privilegia chi già presente in Parlamento, esonerato dal raccogliere le firme cartacee, mentre chi non lo è come noi, in nemmeno un mese era chiamato alla raccolta delle sottoscrizioni nelle piazze, da far certificare da comuni, con il coinvolgimento di notai, il tutto nella settimana di ferragosto”.
L’iniziativa ha ricevuto il sostegno del costituzionalista Alfonso Celotto, secondo cui il governo dovrebbe intervenire con un decreto per colmare il vuoto legislativo che relega la raccolta firme per candidarsi in Parlamento al formato cartaceo, in base a una legge vecchia di 50 anni. “Solo il governo può intervenire per colmarlo con un decreto ad hoc, oppure occorre fare ricorso. Sono d’accordo sulla necessità di un intervento del premier Mario Draghi per colmare un inspiegabile vulnus legislativo”, ha detto il costituzionalista.
La questione ha messo anche d’accordo esponenti di correnti politiche opposte come il Partito democratico (Pd) e Fratelli d’Italia (Fdi). “Democrazia digitale significa allargare spazi della democrazia, siamo a favore di questa istanza giusta, bisogna affrontare il tema in vista di queste politiche e poi porlo al centro di una necessaria riforma della legge elettorale – ha detto Valeria Valente, capogruppo della Commissione affari costituzionali del Pd -. Abbiamo lanciato diversi appelli in passato che andavano in questo senso, ma la caduta del governo ha bloccato l’iniziativa”.
Dichiarazioni a cui ha fatto eco Federico Molllicone di Fdi, sottolineando di essere “totalmente d’accordo sul tema delle firme digitali tramite Spid. Perché mai una certificazione digitale unica non debba essere riconosciuta in un contesto in cui l’obiettivo è l’identificazione dell’individuo che sottoscrive una firma? L’attuale metodo è farraginoso, l’apertura alla firma digitale favorirebbe anche aggregazioni e coalizioni”.