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Maneskin, the Loneliest. Una combo che sta facendo impazzire il mondo. Un singolo che arriva dopo un’estate piena di successi planetari (la band si è infatti esibita sui palchi dei principali festival di tutto il mondo, dal Global Citizen di New York agli MTV VMA’s). Il segreto di questa ballad, sta certamente in due fattori fondamentali: le liriche struggenti e gli assoli di chitarra elettrizzanti. Un mix esplosivo, che lambisce tanto la delicatezza elegante quanto l’introspezione propria del classico rock che ha così tanto portato bene ai Maneskin.
«The Loneliest è un singolo a cui teniamo particolarmente, molto personale, in cui speriamo che tanti possano ritrovarsi. Lo abbiamo suonato per la prima volta a Londra, durante un concerto a sorpresa, e vedere il coinvolgimento dei fan ha significato tanto per noi. Stiamo vivendo un anno frenetico, costantemente in giro per il mondo fra live e festival, in cui stiamo avendo l’opportunità di conoscere tutti i nostri fan, dal Giappone all’America fino all’Europa e non solo. Siamo pronti a continuare la nostra tournée e a pubblicare nuova musica nel 2023», ha raccontato proprio Damiano, frontman dei Maneskin.
Qualcosa che forse non c’è o che mai il protagonista riuscirà ad avere. Triste eppure ovvio quanto questo amore non possa essere concreto. Non importa poi molto cosa sia ora, il flusso dei ricordi è ancora troppo presente. Attraversare il dolore troppo necessario, cantano i Maneskin.
L’aria che si respira, una presenza ricorrente: basta chiudere gli occhi e sembra quasi che, incubo o visione, questa presenza torni ad ammantare tutto di sé. Il tempo vissuto, quello speso a ricordare, quello impiegato a ricordare: ogni attimo è ossigeno per il protagonista. Tutto pervade, è vivo, appare ancora e ancora e la band riesce a rendere questa immagine concreta, palpabile, struggente.
Un tuffo nei ricordi più belli, nelle speranze, in tutto ciò che di bello e importante è stato condiviso. Perché un sentimento reale, quando vissuto con concretezza, merita comunque di non essere perduto, di essere ringraziato e protetto dall’oblio violento della dimenticanza. Sembra quasi che questo brano, ora urlato, ora sussurrato, voglia in qualche modo ricordare proprio questo. L’abbracciare con grazia e gratitudine ciò che è stato, senza troppo meditare o indulgere su ciò che sarà. Se sarà il più triste o il più benedetto, purché sia stato comunque vissuto: questo è il segreto, come raccontano Victoria, Damiano, Thomas e Ethan.