domenica, Dicembre 22, 2024

Come Istanbul è diventata la capitale mondiale del trapianto di capelli

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Sono sdraiato su un tavolo operatorio a Istanbul e un medico che non ho mai conosciuto prima d’ora sta per farmi 4.250 buchi in testa. Potrebbe essere un chirurgo specializzato. Spero che lo sia. L’intervento durerà sei ore. In questo momento sono solo e non ho amici o parenti in un raggio di almeno 8.000 chilometri. In realtà sotto un altro punto di vista, non sono affatto solo. Migliaia di persone sono venute insieme a me. Provengono dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dal resto d’Europa e sono volati in Turchia che ora è la capitale mondiale del trapianto di capelli.   Interventi che costano 20.000 dollari a New York si possono trovare al prezzo di 2.000 dollari sulle rive del Bosforo. Arriviamo qui con stempiature tristi e chiome striminzite. Ce ne andiamo con la testa rasata, scorticata, arrossata, macilenta e la speranza di una giovinezza ritrovata. 

All’aeroporto di Istanbul, un’addetta alla biglietteria mi racconta che ogni giorno vede uomini palesemente reduci da un trapianto di capelli, a volte portano le bende e altre gocciolano ancora sangue dal cuoio capelluto. Si tratta di una situazione talmente abituale e diffusa da «farci ribattezzare questa linea aerea con il nome di Turkish Hairlines, un gioco di parole ottenuto sostituendo la parola air (aereo) con hair (capello)». Fino a qualche mese fa non avevo mai preso in considerazione la possibilità di sottopormi a un trapianto di capelli. Mi venivano in mente immagini di protesi, parrucchini e ciuffi di capelli che sembravano presi dalla schiena o dal fondoschiena. Non avevo mai riflettuto sulla mia stempiatura. A 45 anni non erano più folti come a 25, ma non è questo il naturale e crudele ciclo della vita? Nel frattempo, alcune cose sono cambiate. Un giorno, mentre ero in fila al supermercato, ho alzato lo sguardo verso la telecamera di sicurezza e ho visto un uomo calvo in piedi alla cassa. Ci ho messo un po’ a capire che quello ero io. Non avevo mai visto la parte superiore della mia testa da quella prospettiva a volo d’uccello; di colpo sono stato messo di fronte all’immagine di me stesso invecchiata di un decennio. Ad aggravare l’ansia, un anno prima avevo subito un intervento chirurgico sulla parte superiore della testa per rimuovere un tumore della pelle alle cellule basali. La cosa importante è che il cancro è stato stroncato sul nascere e oggi sono perfettamente in salute. Mi è rimasta una cicatrice dove i capelli si rifiutano di crescere. Questo, unito alla mia nuova insicurezza, ha acceso il desiderio di riavere i vecchi capelli: un desiderio di vendetta contro il tempo. Il cambiamento più importante riguarda però l’evoluzione delle tecniche di trapianto. Dopo aver visto quel tizio calvo sulla televisione a circuito chiuso, mi sono informato su Internet e ho scoperto le meraviglie della FUE, o Follicular Unit Excision, che preleva singoli follicoli dai lati e dalla parte posteriore della testa, dove anche i calvi hanno ancora una certa densità di capelli, e poi, uno per uno, li riposiziona nelle aree sterili del cuoio capelluto. I risultati sembrano concreti e duraturi. Per questo motivo, le celebrità non sembrano più diventare calve: si dice che LeBron James, Ben Affleck, Bradley Cooper e decine di altre star abbiano subito un trapianto di capelli.

La FUE, ovviamente, ha un’unica e grave controindicazione: non è economica. Nella maggior parte delle cliniche degli Stati Uniti, il trapianto di capelli può costare oltre 10.000 dollari, anche 20.000 dollari. Io non ho una cifra del genere a disposizione. In compenso ho un passaporto, un’alta propensione al rischio e molto tempo per cazzeggiare su Reddit. Così, mi sono imbattuto nella tana del coniglio del sottomondo social dei trapianti di capelli, affascinato dall’infinito flusso di foto del prima e del dopo. Qui, centinaia di fratelli condividono con orgoglio le loro trasformazioni da «Calvo» a «Figo»; è una fratellanza sorprendentemente amichevole che spesso rivela dove sono andati e quanto hanno pagato. Una destinazione continuava a spuntare: la Turchia. Cliniche con nomi quali Hair of Istanbul, Hair Transplant Turkey, World Plast Hair Istanbul, Hairpol Istanbul, Hair Health Istanbul, Hair Time Istanbul.

Perché la Turchia è diventata una fucina di trattamenti per la rigenerazione dei capelli?

La prima ragione del fenomeno è lampante. «La Turchia è un paese in via di sviluppo», mi ha spiegato Ali Caglayan, fondatore della guida turistica IstanBeautiful. «Qui i salari sono molto bassi. Il costo dell’affitto di un ufficio è estremamente contenuto rispetto agli Stati Uniti». Lo stesso vale, ovviamente, per luoghi come il Messico, la Thailandia e i Caraibi, dove le cliniche del capello sono numerose. La differenza sta nel fatto che le cliniche turche si sono alla lunga distinte per la qualità dei loro medici. «All’origine il motivo era il denaro, il fatto che fosse più economico rispetto ad altri paesi europei», afferma Mehmet Fatih Akdemir, fondatore di Hair of Istanbul. «Per questo motivo i medici turchi hanno fatto più esperienza diventando migliori». Secondo lui, si è trattato di un circolo virtuoso: l’aumento del turismo dei capelli ha indotto i medici ad affinare la loro tecnica, così il turismo è aumentato e i medici sono diventati ancora più bravi.

Il Ministero della Salute turco ha intravisto nella crescita del settore un’opportunità per contribuire a incrementare il turismo medico, sostiene Cagalyan. Ha offerto sgravi fiscali e rimborsi per attrezzature mediche, marketing digitale e persino camere d’albergo gratuite ai pazienti. Il piano ha funzionato: secondo le stime di Caglayan, la Turchia ospita attualmente da 1,5 a 2 milioni di turisti medici all’anno, soprattutto per trapianti di capelli, chirurgia plastica, lavori dentali e trattamenti di dimagrimento. Molte di queste cliniche turche hanno una reputazione discutibile, se non proprio malfamata: vengono bollate dai critici online e dai chirurghi statunitensi come «fabbriche di capelli» che utilizzano assistenti e tecnici senza titoli per realizzare il maggior numero possibile di interventi. I chirurghi avvertono che forse un professionista disegna l’attaccatura dei capelli e fornisce un rapido consulto, ma in realtà è un team di assistenti a fare i buchi e a impiantare gli innesti. Da qui i prezzi stracciati.

«Il rischio maggiore, se non si fanno i dovuti controlli, è quello di cadere nelle mani sbagliate», afferma il Dr. Ricardo Mejia, membro del Consiglio di Amministrazione della Società Internazionale di Chirurgia della Ricostruzione dei Capelli (ISHRS), un’associazione medica no-profit di cui fanno parte anche medici turchi.  Raccomanda vivamente di assicurarsi che il dottore sia registrato presso l’ISHRS e mi indica una pagina in cui la sua società ha raccolto le storie di orrore delle «cliniche pirata del mercato nero»: cicatrici, infezioni, scarsa crescita dei capelli e linee innaturali. «Chi ti opererà?» mi ha suggerito di controllare. «È un medico o un tecnico? Sei sicuro di non finire tra le mani del tassista che hanno addestrato la settimana scorsa?».
Sono tutti consigli che mi sembrano validi, saggi e fondamentali. Se avessi 15.000 dollari da parte, probabilmente resterei in zona e mi rivolgerei a un professionista di New York, un chirurgo plastico altamente retribuito che non ha mai guidato un taxi.

Invece, eccoci qui. Così ho spulciato i forum di Reddit, letto recensioni e guardato video su YouTube con titoli del tipo «Trapianto di capelli FUE in Turchia. TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SULL’INTERO PROCESSO DI TRAPIANTO DI CAPELLI *sangue*». In seguito, senza un motivo preciso sono passato dal pensiero «è una follia, ma sono curioso» alla decisione: «lo farò e ora devo solo trovare l’opzione meno rischiosa». Vorrei potere scrivere di avere condotto un’analisi rigorosa di tutte le cliniche in Turchia, ma la realtà è che sono rimasto immediatamente colpito dalle foto del prima e del dopo di un utente di Reddit che si è rivolto a Hair of Istanbul. Non mostrano solo un’attaccatura dei capelli completamente nuova, ma anche un uomo diverso. Persino i suoi occhi appaiono più luminosi. «Sono tornato ad avere fiducia in me stesso», ha commentato. HOI ha i suoi critici, ma questo sembra valere per la maggior parte delle cliniche turche. I loro risultati sono buoni. Straordinariamente soddisfacenti. Ho cercato su Reddit i pazienti che si sono rivolti a Hair of Istanbul e ho seguito i loro vecchi post pubblicati sul sito per accertarmi di non essere stato depistato da una serie di bot di HOI. Ho inviato a diversi di loro dei messaggi per chiedere informazioni sull’esperienza; hanno risposto con un pollice in su collettivo.

Sempre più attratto dal trapianto, ho contattato Hair of Istanbul via WhatsApp. In un botta e risposta di sorprendente rapidità, data la differenza di fuso orario di 7 ore, ho inviato le foto dei miei capelli e ho risposto ad alcune domande di base sulla mia storia clinica. Mi hanno inviato informazioni dettagliate sulla procedura, un video che mostrava la FUE in azione e un prezzo di 6.000 dollari da pagare in contanti. Hanno promesso tre notti in quello che mi hanno detto essere un hotel di lusso, il trasporto da e per l’aeroporto e traduttori a disposizione per guidarmi durante l’intera operazione. Se si aggiungono altri 1.000 dollari per i voli, il totale è molto più costoso di molte cliniche ultra-economiche in Turchia, visto che si sente parlare di operazioni a meno di 2.000 dollari, e allo stesso tempo un affare rispetto agli Stati Uniti. Tutto ciò iniziava ad apparirmi una ragionevole via di mezzo, un compromesso prudente. Solo un mese dopo aver sentito parlare di FUE, ho risposto a Hair of Istanbul con un laconico messaggio: «Facciamolo!».

Sono arrivato all’aeroporto di Istanbul con l’intera quota in contanti, una cifra di gran lunga superiore a quella che avevo mai portato con me in tutta la vita, e sono stato accolto dal mio autista, Zikrullah, che mi ha accompagnato all’hotel. HOI mi aveva promesso un alloggio a 5 stelle e sono rimasto quasi sorpreso nel constatare che era esattamente così. Vista mozzafiato sul Mar di Marmara. Sauna, bagno turco, lettini per massaggi e una piscina pronta ad accogliere il set di un video musicale. Era anche chiaro che si trattava di un centro di recupero per trapianti di capelli a 5 stelle. Ogni mattina a colazione, davanti a un buffet infinito che si estendeva su almeno 20 tavoli, gravitavano diversi individui dall’aspetto solitario con le teste appena rasate e in vari stadi di sofferenza post-operatoria. Il giorno prima dell’operazione, ho approfittato dell’industria turca del turismo medico e mi sono fatto sbiancare i denti al prezzo di 250 dollari. Un errore da principiante. Non avevo considerato che dopo lo sbiancamento dei denti si deve seguire una «dieta a base di cibi bianchi», il che significava rinunciare a tutti i cibi speziati e colorati, in pratica alla cucina turca. Questo è il grande svantaggio del turismo medico: le esigenze della medicina possono impedire di godersi ogni aspetto culturale del paese che ti ospita. La mattina dell’intervento, devo accontentarmi di una frittata di albumi prima di affrontare due enormi questioni aperte: la posizione della nuova linea di attaccatura dei capelli e la salute della «zona donatrice». Un mio amico ha fatto un trapianto di capelli più di dieci anni fa, prima che la FUE diventasse di moda. «L’attaccatura dei capelli è il punto chiave dell’intera operazione», mi ha avvertito. Il medico può disegnare la tua nuova linea di capelli ovunque tu voglia. È una libertà quasi eccessiva. Se la disegna troppo bassa o troppo dritta, potrebbe sembrare finta, addirittura da cartone animato, in relazione alla tua età. Inoltre, devi considerare che invecchiando potrebbe sembrare ancora più ridicola: i nuovi capelli trapiantati restano lì per tutta la vita. Al contrario, se la disegni troppo in alto hai l’impressione di avere sprecato i soldi investiti. Cosa fare?

Risolvere l’importante questione della posizione dell’attaccatura è uno dei vantaggi più concreti di rivolgersi a una clinica locale qualificata. Normalmente il medico esamina la tua capigliatura e valuta il rischio di perdita futura, si informa sulla storia familiare dei capelli, discute i tuoi obiettivi e infine disegna una potenziale attaccatura. A quel punto potrai tornare a casa e mostrarla agli amici, al coniuge o al tuo partner. Puoi dormirci sopra. Potresti anche controllare come appare alla luce intensa di una telecamera di sicurezza della cassa. Qui in Turchia, senza alcun consulto preliminare, sapevo che avrei dovuto prendere una decisione affrettata. Poi c’è la preoccupazione per le potenziali differenze culturali. Come ha detto Mejia, «Se ti fanno un’attaccatura tradizionale di tipo mediorientale, perché è ciò che fanno a tutti…», ha concluso sinistramente. L’altro fronte di cui preoccuparmi era la mia area donatrice. La folta capigliatura che anche i calvi hanno ai lati e dietro la testa rappresenta il «budget» naturale a disposizione per il numero di innesti di capelli che ognuno può trasferire. Quando si strappa un innesto da una zona donatrice, poi non ricresce più. Potresti avere più soldi di Elon Musk che, tra l’altro, ha quasi sicuramente subito un trapianto di capelli, ma una volta esaurito il tuo budget di capelli da donatore, sei finito. Stabilire la quantità di capelli da trapiantare è un’arte. Più capelli prelievi dall’area donatrice, maggiori sono le probabilità di migliorare la parte anteriore e la corona, ma l’asportazione potrebbe far apparire i lati troppo radi. Inoltre, quando si esagera con la raccolta, si rischiano cicatrici, chiazze e macchie.

La mia missione all’arrivo in clinica era di evitare un’attaccatura dei capelli troppo bassa e un eccesso di raccolta dalla zona donatrice. HOI, tra l’altro, con i suoi lampadari appesi ai soffitti alti e i fiori che decoravano le pareti assomigliava alla hall del Bellagio e non a una struttura medica. Due donne attraenti in abito nero mi hanno accolto alla porta per accompagnarmi a incontrare il medico che avrebbe disegnato la mia attaccatura dei capelli. Oltre a lui, c’era ad attendermi Mehmet Fatih Akdemir, il fondatore di HOI. Non ho compreso bene se la sua presenza facesse parte del loro abituale rito di benvenuto o sapevano che ero lì per scrivere questa storia. «Ho 45 anni», li ho informati, «voglio assicurarmi che l’attaccatura dei capelli non sia troppo bassa e non venga effettuata una raccolta eccessiva».

Akdemir mi ha dato ogni garanzia sull’equilibrio della raccolta e la competenza del medico nel disegnare l’attaccatura dei capelli in base all’età. In effetti, il dottore ha ispezionato i miei capelli, li ha esaminati da tutte le angolazioni, li ha controllati ancora e alla fine ha disegnato due potenziali attaccature, una un po’ più bassa dell’altra. A loro avviso, entrambe le attaccature sarebbero state adatte alla mia età. Ora spettava a me scegliere. Ho insistito sul desiderio di avere un’attaccatura naturale adatta all’età e loro mi hanno gentilmente ribadito di essere perfettamente consapevoli di quanto fosse importante trovare il giusto equilibrio. Così mi hanno chiesto di nuovo di scegliere. Il dottore mi ha rasato la testa con le forbici e ha disegnato una nuova attaccatura tra le due originali. Alla fine, la decisione dipendeva solo dalla mia risposta alla domanda: «Ti piace?». Sono il tipo di persona che difficilmente acquista un frullatore senza aver letto prima centinaia di recensioni scritte dai precedenti clienti. Sentivo l’esigenza disperata di inviare un messaggio ai miei amici per chiedere un parere, ma dato il fuso orario e il ritmo di lavoro di HOI, non era un’opzione possibile. Mi sono guardato allo specchio. La linea è troppo dritta? Forse il lato sinistro va eccessivamente in alto? Provai una fitta di panico. Ho studiato l’attaccatura dei capelli come si fa con un quadro da appendere alla parete, solo che questo sarebbe stato il dipinto che tutti avrebbero visto sul mio viso per il resto della vita. «Sembra buono», ho sbiascicato. In realtà non ero per nulla sicuro del mio aspetto. Il passo successivo è stato quello di portarmi in sala operatoria. L’espressione «hair mills» mi ha fatto immaginare una combinazione distopica tra un’enorme sala di barberia e una catena di montaggio con dozzine di fratelli che si sottopongono nello stesso momento al trattamento delle loro teste, contorcendosi dal dolore. In effetti, c’è una foto del genere sull’home page di İSHRS.

In realtà sono finito in una piccola stanza privata dove erano presenti una traduttrice, un medico anestesista, due assistenti e un altro medico che esegue parte dell’intervento. L’anestesista mi ha chiesto se volessi un sedativo e da quel momento la mia memoria si è fatta un po’ confusa. Da una combinazione tra ciò che ricordo, quanto appreso dalle mie ricerche online e dalla conversazione con il Dr. Mejia, posso affermare che tutto avviene in tre fasi:

  1. L’escissione, detta anche estrazione, in cui si rimuovono gli innesti dall’area donatrice.
  2. L’apertura del canale, in cui si fanno dei piccoli fori nell’attaccatura dei capelli e nella corona, come se si facessero dei fori pilota quando si avvita qualcosa in un muro.
  3. L’inserimento vero e proprio dei follicoli.

    Un utente di Reddit ha descritto il dolore di questa operazione come un «11 su 10». Non è stata la mia esperienza. Si sente un forte pizzico quando ti infilano l’ago dell’anestesia locale, ma poi la testa rimane piacevolmente intorpidita. Sembrava piuttosto che mi stessero toccando delicatamente la testa con la punta di un ago. La parte più dolorosa dell’operazione è stata quella di dovere guardare in loop i video musicali di Adele, in stile Arancia Meccanica.
    Speravo di riuscire a parlare con i tecnici per conoscere meglio il loro background: la scorsa settimana erano alla guida di un taxi? Mentre mi infilava i capelli in testa, il tecnico ha detto di essere specializzato in questo lavoro da cinque anni e che è stata la sua prima occupazione dopo la scuola. Non ho indagato oltre: in preda a un’ondata di euforia farmaceutica, ho ritenuto improvvisamente poco saggio distrarre qualcuno che stava operando sul mio cranio.
    Secondo Akdemir, Hair of Istanbul ha eseguito dal giorno della sua apertura, nel 2014, oltre 14.000 trapianti. «Qui abbiamo tecnici con oltre 15 anni di esperienza», racconterà in seguito. «Sono molti di più rispetto all’esperienza accumulata sul campo da altri medici impiegati in questo genere di istituto». Mi avevano detto che l’operazione poteva durare fino a otto ore, ma ce ne vollero sei. Per alcuni versi è stata la parte più semplice dell’intero processo.

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