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Prince e i 40 anni di 1999, l'album che lo ha reso mainstream

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Con 1999, dopo 4 dischi, tra cui gli “espliciti” Dirty Mind (1980) e Controversy (1981), il mondo finalmente si accorge di Rogers Nelson. «Credo che a quel punto fosse cresciuto e maturato», ha detto Dez Dickerson, chitarrista dei Revolution (la band di Prince), «Era arrivato a conoscere il proprio linguaggio musicale abbastanza bene da poter fare un album estremamente commerciale, senza che risultasse calcolato, ipocrita o costruito».

Una maggiore self-confidence forse è stata anche il motore di un altro cambiamento fondamentale nella sua carriera, quello che riguarda il modus operandi: maniaco del controllo creativo totale, nei primi dischi Prince suona praticamente ogni strumento, in 1999 invece delega a Dickerson addirittura l’assolo di chitarra di Little Red Corvette. Si tratta del primo lavoro in cui compare (anche sulla copertina) la menzione ai The Revolution.

Il nome affibbiato ai suoi soci – che quindi non sono più semplici session men – è abbastanza simbolico: ha in testa un progetto più ambizioso. La mente ovviamente è lui, ma a fare la rivoluzione “sensuale” questa volta non è più da solo. Sarà che l’unione fa la forza, ma 1999, nono posto nella Billboard 200 e quadruplo disco di platino, riceve il plauso della critica, diventando a tutti gli effetti l’album della svolta mainstream di Prince. 

Una popolarità riconosciuta anche tra gli addetti ai lavori: «Non avevo idea di chi fosse quando ho iniziato a lavorare con lui», ricorda Peggy McCreary, ingegnere del suono, che lo aveva conosciuto all’epoca di Controversy, «Come regalo di Natale, mi invitò a vederlo nel tour di 1999. È stato allora che ho capito tutto. Non avevo mai visto nessuno dare così tanto al pubblico. Mi sentivo le ginocchia deboli, ero vicino alla cassa armonica e il fonico mi ha preso una sedia. Poi mi sono alzata e ho cominciato a urlare e a ballare con la folla. Ho pensato: “Mio Dio, questo ragazzo è incredibile!”. Soltanto in quel momento ho davvero capito con chi stavo lavorando».

1999, la copertina

La copertina del disco è una specie di rebus per solutori più che abili. Ci sono rimandi ai lavori precedenti, come la spilla “rude boy” della foto di Controversy (disegnata su uno dei 9), il richiamo alle borchie della giacca (lettera R), gli occhi, le labbra (lettera P) e la scritta “and the Revolution” al contrario. Si tratta di un gioco degli indizi che Prince porterà avanti anche negli album successivi.

La leggenda urbana vuole che il disegno-collage pop sia opera dello stesso Prince, ma il fotografo Steve Parke in un’intervista smentisce quella pista: «Una volta mi disse che Denise era molto brava a dipingere e aveva fatto lei la cover di 1999. Venne fuori durante un discorso, in maniera molto casuale». Si riferisce alla cantante Denise Matthews, in arte Vanity, che fu anche compagna di Prince.

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