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Grazie all’applicazione delle tecnologie di riconoscimento facciale all’analisi storiografica è stato possibile provare che Raoul Palermi, il massone a capo della Gran Loggia d’Italia negli ‘20 del Novecento, era presente alla marcia su Roma e sfilò accanto a quelli che poi sarebbero diventati i ministri del governo fascista. La scoperta è stata fatta analizzando i 64mila fotogrammi che compongono le 436 scene del film di propaganda fascista A noi! di Umberto Paradisi.
Che gli ambienti massonici fossero in combutta con il fascismo e abbiano aiutato Benito Mussolini a prendere il potere non è una novità, ma nessuno aveva finora avuto la prova che Palermi fosse presente in prima persona proprio quel 28 ottobre del 1922. Dopo cento anni da quel triste evento, che consegnò l’Italia alla barbarie fascista, le nuove tecnologie hanno contribuito a fornire nuove evidenze storiche dei legami tra il capo della Gran Loggia d’Italia e i fascisti.
Come riporta Agi, la scoperta è stata fatta grazie al lavoro di Tony Saccucci, regista e dottorando in Scienze politiche presso l’università La Sapienza di Roma, per la sua tesi dal titolo Il film della marcia, che ha analizzato l’uso della cinematografia nella creazione della propaganda e del mito fascista. I risultati della ricerca sono stati possibili grazie all’applicazione delle tecnologie di riconoscimento facciale sui fotogrammi del film A noi! Di Umberto Paradisi.
“Ho smontato e rimontato i 64.946 fotogrammi che compongono le 436 scene di A noi! e poi, grazie all’equipe della professoressa Francesca Campana, della facoltà di Ingegneria de La Sapienza, e a Morgana studio, sono stati matchati i profili di alcuni partecipanti con foto con didascalia rinvenute sui giornali statunitensi, così è stata scoperta la presenza di numerosi massoni famosi”, ha detto all’Agi Saccucci.
Tra questi si trovava proprio Palermi, una delle personalità più influenti nell’Italia dell’epoca, e che pare abbia convinto il re Vittorio Emanuele III a ritirare l’ordine di mettere tutto il territorio nazionale sotto stato d’assedio, per fermare i gruppi di fascisti che stavano convergendo verso Roma. Il decreto per lo stato di assedio fu presentato al re alle ore 9 del 28 ottobre, ma il sovrano si rifiutò di firmarlo, dando il via libera all’ingresso dei fascisti nella Capitale. Mussolini non era presente durante la marcia, che coinvolse solo 16mila persone male armate, ma si era rifugiato nel Comasco, pronto a scappare in Svizzera nel caso l’esercito regio avesse deciso di disperdere i fascisti con la violenza.