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“I clienti che non intendano accettare la variazione contrattuale sopra indicata – si legge – hanno il diritto di recedere dal contratto o di passare ad altro operatore, senza penali né costi di disattivazione, dandone comunicazione entro il 31 marzo 2023” secondo le modalità previste ed esplicitate sul portale.
La strategia di WindTre
Dopo Tim, è toccato a WindTre annunciare l’aggiornamento delle proprie tariffe. L’operatore ha comunicato ufficialmente sul proprio sito che dal 1 febbraio 2023 si attiverà la cosiddetta clausola Istat, per via della quale i costi mensili per i clienti saliranno in base all’inflazione. La clausola sarà attiva da gennaio 2024. Accettandola, i clienti prenderanno atto che proprio da quella data “in caso di variazione annua positiva dell’indice nazionale dei prezzi al consumo Foi rilevata da Istat nel mese di ottobre dell’anno precedente, WindTre ha titolo di aumentare il prezzo mensile del servizio di un importo percentuale pari alla variazione di tale indice o comunque pari almeno al 5% ove tale variazione fosse inferiore a detta percentuale”.
La compagnia telefonica applicherà i suddetti aggiornamenti delle tariffe, arrotondate per difetto al centesimo di euro, entro il primo trimestre di ogni anno, segnalandoli sul proprio sito e su almeno un quotidiano nazionale nei sette giorni solari precedenti.
La reazione delle associazioni dei consumatori
La scelta di Tim e WindTre, che potrebbe presto essere emulata da altre compagnie telefoniche, ha scatenato la reazione avversa delle associazioni Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon, che hanno definito quella delle due aziende come una scelta “del tutto arbitraria e a nostro avviso vessatoria, che limita fortemente la libera scelta del consumatore di disdire senza costi il contratto”.
“Tale pratica – prosegue la nota – impone agli utenti, già vittime di rincari diffusi in tutti i settori, un’interpretazione arbitraria delle regole, che squilibra il mercato delle telecomunicazioni, provocando danni in tutto il comparto”.
“Quello delle comunicazioni – aggiungono le associazioni di categoria – è un settore vitale per il Paese: riveste un ruolo strategico nello sviluppo, nella democrazia, nonché si configura come un servizio universale e quindi indispensabile per i cittadini e per i consumatori, per questo richiede un’attenzione particolare e scelte strategiche nell’interesse dell’intera collettività”.
“Alla luce di tale situazione – concludono – è necessario e urgente l’intervento del governo per garantire, nell’immediato, l’eliminazione delle condizioni contrattuali ingiustamente introdotte e, contestualmente, aprire un tavolo tecnico con tutti gli attori del comparto delle telecomunicazioni”.