sabato, Dicembre 21, 2024

Alibaba, quanto pesa nell'export italiano in Cina

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Nel 2022, le aziende italiane hanno venduto prodotti per un valore pari a 5,42 miliardi di euro ai consumatori cinesi sulle piattaforme Alibaba, un fatturato che ha rappresentato il 22,7% del totale dell’export diretto tra Italia e Cina. Inoltre, sempre secondo i dati emersi da un’analisi condotta da Sda Bocconi, presentata a Milano, la crescita del Pil italiano derivante dall’export tramite le piattaforme Alibaba ha contribuito significativamente al recupero dei livelli pre-pandemia.

Il canale digitale si conferma quindi un vettore fondamentale per generare valore, andando a cercare i clienti dove sono, tanto più in un paese, la Cina, dove i numeri sono estremamente importanti, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo (guardando ad esempio al fattore anagrafico). Nel 2022, l’Italia ha rappresentato il terzo esportatore europeo in Cina, con una quota dell’1,0% dell’import cinese, un valore superiore a Regno Unito e Spagna ma inferiore a Francia (1,3%) e Germania (4,1%).

Tuttavia, non basta solo esserci ma bisogna saper commerciare considerando il particolare mindset locale, molto diverso e sfaccettato: in quest’ottica, le piattaforme, come nel caso di Alibaba, diventano per le piccole e medie imprese anche il contesto in cui apprendere e affinare processi di marketing e dialogo con i consumatori finali (e usufruire di accesso a big data, assistenza nella logica e nella gestione dei pagamenti). Tutte dinamiche che si traducono in crescita e quindi in quel cambiamento essenziale per togliersi dal provincialismo in quanto, come sottolineato da Alberto Carnevale Maffé, docente di practice of strategy and entrepreneurship presso Sda Bocconi School of Management, “non conta quanto sei grande ma quanto flessibile e aperto sei a usare questo strumento, la nave scuola dell’ecommerce.

Il dialogo con la controparte cinese è uno degli elementi più interessanti emersi dalla lunga mattinata di panel e speech promossa dall’azienda tecnologica che è in Italia da oltre sette anni. Sia sul fronte b2c che b2b c’è molto da osservare e da riflettere, nei diversi segmenti commerciali, per non limitarsi a fare risultato sul breve termine ma guardando a orizzonti più ampi.

Nel campo del b2c ad esempio, secondo le testimonianze raccontate dalle aziende, bisogna comprendere le logiche locali, ma anche provare a giocare d’anticipo su alcune sensibilità che sono ancora in nuce (la sostenibilità non è ancora un tema dominante, ma qualcosa sta cambiando) senza mai perdere di vista l’importanza di un ingaggio profondo con consumatori molto maturi, attenti, che fanno commenti e richiedono informazioni. Come confermano i player, il mercato cinese è molto diverso e non basta semplicemente sbarcare sulle piattaforme e limitarsi a costruire meccanismi di visibilità in una logica europacentrica.

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