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Charles Kupchan, professore di relazioni internazionali ed esperto del think tank Council on Foreign Relations, ritiene che sia inutile aspettarsi un passo avanti decisivo verso l’adesione al vertice di Vilnius, poiché i dubbi statunitensi sono insormontabili. Nessun discorso ufficiale sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO, nessuna roadmap, niente di niente, nonostante le richieste di Lituania e Repubblica Ceca, tanto che lo stesso Zelensky si è lamentato del fatto che “le nostre speranze [di entrare nella NATO] sono sempre più lontane“.
Gli ostacoli
Forse, quando si tratta di discutere di quali garanzie di sicurezza dare all’Ucraina, si dovrebbe andare oltre il tema dell’adesione. Come membro, l’Ucraina beneficerebbe dell’articolo 5 del trattato istitutivo della Nato, che impone ai membri di considerare un attacco armato contro uno di loro come un attacco contro tutti. Ma dal punto di vista di Mosca, l’adesione all’Alleanza potrebbe trasformare l’Ucraina in un territorio a disposizione degli Stati Uniti e dei nemici giurati della Russia per dispiegare senza più limiti le proprie forze e capacità.
Quindi, anche se ci fosse un consenso tra gli alleati per offrire a Kyiv l’adesione (e non c’è), garantire all’Ucraina garanzie di sicurezza in questo modo potrebbe rendere la pace così poco attraente per la Russia da convincere Putin che continuare la guerra è la soluzione più conveniente.
In futuro, un’Ucraina imbottita di armi di qualità potrebbe dissuadere la Russia da invadere di nuovo. Ma non va dimenticato che il fattore più decisivo nella scelta di invadere è stata la reazione di Putin dinnanzi ai processi di politica interna ucraina, e la sua crescente convinzione che la Russia non sarebbe stata in grado di influenzarli, che l’Ucraina si stava trasformando irreversibilmente in ciò che lui chiamava “anti-Russia”.
È su quest’ultimo aspetto che in definitiva bisognerà lavorare, insieme al sostegno economico e militare a Kyiv, per tenere assieme quanta più integrità territoriale dell’Ucraina possibile, il ridimensionamento della Russia e la sicurezza per Kyiv che quanto successo il 24 febbraio 2022 non si ripeta più.
La stessa idea di un’adesione accelerata all’Unione europea, in modo che Zelensky possa vendere alla Russia concessioni territoriali al suo stesso popolo, per ora è solo uno slogan. Oggi nell’Unione europea non esiste alcuna procedura che la consenta. Per di più, le prove crescenti sulla responsabilità ucraina dietro l’esplosione del gasdotto Nord Stream 2, di proprietà tedesca, potrebbero rendere ancora più sospettosi gli altri membri dell’Unione europea sull’ingresso di un alleato così problematico.
Quindi, salvo un collasso improvviso dell’esercito russo (che al momento non è all’orizzonte) la vera garanzia per la sicurezza per l’Ucraina potrebbe essere o il cosiddetto “conflitto congelato” (con perdita di fatto dei territori occupati) o l’ideazione di una nuova piattaforma di convivenza continentale che preveda anche il coinvolgimento dei russi. Entrambe ipotesi che non piacciono ai più massimalisti, ma che per lo meno non prendono in giro gli ucraini promettendogli cose che non ci sono.