Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
“Abbiamo sempre pensato che internet avrebbe potuto valorizzare i trader più talentuosi, per questo abbiamo deciso di aprire i profili dei nostri iscritti e di consentire agli utenti di copiare chiunque, e adesso stiamo lavorando a un software che con l’intelligenza artificiale e il machine learning potrà indirizzare verso chi ha interessi simili ai tuoi”. In Italia, su 1,5 milioni di utenti registrati e 240mila conti finanziati, il trader più popolare è Alberto Poli: bergamasco e buyer per un grossista di ferramenta con quasi 2 milioni di follower e oltre 3mila copiatori.
Le cripto e l’attenzione sulle acquisizioni
Con eToro si possono scambiare azioni presenti in 20 mercati internazionali e anche frazioni di quote. Le criptovalute sono 80, l’elite delle oltre 10mila valute digitali censite a giugno 2023. “Tra le 10mila cripto ci sono molte ‘shit coin’. Noi vogliamo assicurare l’acquisto di valute delle quali comprendiamo il funzionamento di base, il perché siano state fondate proprio con quella tecnologia e il loro livello di sicurezza per chi custodisce i token. Il settore può essere davvero pericoloso perché, come tutti sappiamo, non c’è regolazione e dobbiamo essere attenti. Abbiamo costruito un processo rigoroso per selezionare le monete presenti sulla piattaforma, ma questo non vuol dire che le criptovalute presenti su eToro non possano andare a zero all’improvviso…”, mette in guardia il founder.
L’industria delle criptovalute ha vissuto del resto gli ultimi 18 mesi sull’ottovolante, con i picchi di tensione raggiunti con il fallimento di Ftx e il faro acceso dalla Sec su Binance e Coinbase. “Noi abbiamo permesso di negoziare bitcoin nel 2011 e siamo diventati la prima entità regolata a portarli in Europa”, ricorda Assia. Le crisi nel settore hanno aperto per i big del trading delle opportunità di acquisizioni ed eToro “continuerà a guardarsi attorno”.
Ad agosto, ricorda l’ad, la società ha rilevato la piattaforma per il trading di opzioni chiamata Gatsby ma l’appetito non si è fermato: “Abbiamo una forte posizione finanziaria, abbiamo raggiunto la profittabilità e abbiamo un cashflow positivo: eToro ha generato oltre 500 milioni di utili negli ultimi cinque-sei anni e solo a febbraio abbiamo chiuso un nuovo round di 250 milioni di euro”. Insomma, sottolinea il top manager, “abbiamo la potenza di fuoco e le risorse allocate per puntare a nuove acquisizioni. Sempre però con grande attenzione”.
La concorrenza, scommette Assia, nei prossimi anni non arriverà dai big del tech che incominciano a strizzare l’occhio al mondo della finanza. “Almeno non per ora. Apple, è vero, ha aperto i suoi conti deposito ma lo ha fatto in partnership con Goldman Sachs. Una big tech – spiega – non vuole agire direttamente da financial service provider perché ciò implicherebbe l’essere regolati dalle istituzioni finanziarie. Nel mondo Occidentale si resterà così, cosa diversa invece in Asia dove le grandi compagnie tecnologiche sono di fatto già istituti finanziari”. In Cina, e si pensa subito a Tencent con i pagamenti della sua Wechat, ma anche in Indonesia, aggiunge Assia. “Le grandi banche qui da noi non spariranno, ne sono certo, ma potranno sfruttare la tecnologia per abilitare nuovi servizi. Chi cercherà nuove forme di investimento o gestione del risparmio continuerà a cercare su Google. O al massimo si trasferirà su ChatGpt”.