sabato, Dicembre 21, 2024

Intelligenza artificiale, la Cina preme l'acceleratore

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Interessanti evoluzioni sul fronte dell’intelligenza artificiale. La Cyberspace Administration of China, l’ente che supervisiona il digitale in Cina, ha dato il via libera ad alcune aziende nazionali per portare avanti i loro progetti nel settore, così da competere con i colossi come Microsoft e OpenAI. Non è un caso, quindi, che Baidu abbia annunciato che dal 31 agosto renderà disponibile al pubblico il suo Ernie Bot, il chatbot rivale di ChatGpt, così da poter ottenere un feedback dagli utenti che lo utilizzano. Come se non bastasse, poi, la società cinese ha dichiarato che nel prossimo futuro lancerà anche una serie di nuove applicazioni che consentiranno agli utenti di “sperimentare appieno le quattro abilità principali dell’intelligenza artificiale generativa: comprensione, generazione, ragionamento e memoria”.

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Un passo importante per Baidu e per l’intera industria cinese dell’intelligenza artificiale, che così ha la possibilità di concretizzare i suoi sforzi di ricerca. Non è soltanto la società madre di Ernie Bot, infatti, ad aver ricevuto l’approvazione delle autorità cinesi. Anche SenseTime, Baichuan Intelligence, Zhipu AI e MiniMax hanno ottenuto il via libera da parte della Cyberspace Administration of China. E lo stesso vale per la Chinese Academy of Sciences, che ha ricevuto l’autorizzazione per il lancio del suo servizio TaiChu, anche se non lo ha ancora davvero rilasciato sul mercato. Nel complesso, quindi, sembrerebbe che la Cina sia davvero intenzionata ad ammorbidire la normativa entrata in vigore lo scorso 15 agosto, che richiedeva chiaramente che i servizi di intelligenza artificiale generativa ottenessero l’approvazione del governo prima di diventare disponibili per gli utenti.

Un’accortezza adottata dalle autorità cinesi per assicurarsi di controllare i contenuti rilasciati sul mercato, permettendo al tempo stesso alle aziende nazionali di entrare in competizione con i colossi statunitensi del settore. Eppure, nelle ultime settimane la situazione sembra essere cambiata radicalmente. Ad agosto il co-fondatore miliardario di Baidu, Robin Li, ha affermato che la società sta lavorando a stretto contatto con le autorità di regolamentazione per promuovere l’uso corretto dell’intelligenza artificiale generativa, a testimonianza dell’apertura del governo cinese nei confronti del settore. Allo stesso modo, Tencent e Alibaba si sono già mosse per lanciare sul mercato i propri servizi di Ai, dimostrando a Baidu che non è la sola azienda a voler competere con OpenAI e Microsoft. Ernie Bot, quindi, è solo il primo dei tanti chatbot che a breve “invaderanno” la Cina, ma resta da vedere se davvero questi modelli linguistici riusciranno a espandersi anche al di fuori dei confini nazionali.

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