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La raccomandazione a indossare le mascherine per proteggersi da Covid-19 è tornata in auge, in più parti in giro per il mondo, in concomitanza con la risalita dei casi e con la comparsa di varianti potenzialmente associate, come Eris, o Pirola, da monitorare perché particolarmente mutata, diversa. La nuova stagione di Covid-19 – sebbene ancora di stagionalità vera e propria non si possa parlare visto che osserviamo diverse ondate di infezione durante l’anno, ripetono gli esperti – comincia così. Nuove varianti, nuovi vaccini, vecchie indicazioni, nuovi punti interrogativi.
Better safe…
L’invito a utilizzare le mascherine arriva, dicevamo, da più parti. Le indicazioni sono sostanzialmente le stesse di quelle che abbiamo già imparato (e forse in alcuni casi dimenticato): meglio indossarle in caso di affollamenti, di particolare vicinanza e di lunga permanenza in luoghi chiusi, meglio le FFP2, soprattutto se si è soggetti a rischio. Lo ricorda questa settimana il New York Times, rimandando ai casi, sparsi qua e là nel paese, dove complici nuovi focolai e una risalita delle ospedalizzazioni, le mascherine hanno fatto ritorno o dove addirittura non sono mai scomparse presso uffici o scuole. Non succede solo negli Stati Uniti, ma anche altrove – come nel Regno Unito – i timori di una nuova ondata, complici anche le notizie sulle ultime varianti del virus, ha spinto alcuni esperti a consigliare l’utilizzo della mascherine in situazioni di particolare rischio.
L’andamento dei contagi (in crescita)
Che Covid-19 stia tornando è un dato di fatto, anche se – e sono le stesse istituzioni a ricordarlo – l’impatto delle infezioni rimane al momento ancora basso. Così infatti riassume l’ultimo aggiornamento in materia rilasciato dall’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), al tempo stesso però precisando che sia difficile fare stime accurate a causa della riduzione dei monitoraggi e della ridotta diffusione dei tamponi. Condizione facilmente confermabile anche a livello aneddotico per molti.
In Italia, nell’ultima settimana i nuovi casi sono quasi raddoppiati, e il monitoraggio conferma un aumento dei casi segnalati. In particolare dopo un minimo raggiunto agli inizi di luglio la curva dei contagi ha ricominciato a salire, sebbene in maniera molto distante da come impennava agli inizi della pandemia ma anche dello scorso anno, come vi abbiamo raccontato. Non solo: l’impatto rimane limitato sugli ospedali (dove si registra un lieve aumento anche per quel che riguarda ricoveri e terapia intensiva).
I vaccini che verranno e le categorie a rischio
Con lo scopo proprio di ridurre i casi e le complicazioni della malattia grave, nelle scorse settimane, erano arrivate le raccomandazioni per la vaccinazione del Ministero della Salute in vista della prossima stagione autunnale. Qualcosa che le società scientifiche, come la Società di igiene (Siti) e quella della malattie infettive (Simit) chiedevano da tempo, soprattutto per proteggere la popolazione fragile. E le indicazioni, infatti, si indirizzano soprattutto alla popolazione anziana e fragile (come trapiantati, persone con immunodeficienza, malattie neurologiche, malattie cardiovascolari, diabete), alle donne incinte e agli operatori sanitari obesità). La raccomandazione è per una dose di richiamo annuale, a distanza di almeno tre mesi da ultima dose o ultima infezione, con un vaccino aggiornato, a mRNA o proteico contro la variante XBB.1.5 che abbiamo conosciuto all’inizio dell’anno.
“Sarà opportuno che i soggetti fragili si sottopongano a questa nuova dose di richiamo – commentava pochi giorni fa Claudio Cricelli, presidente della La Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), rinnovando l’appello alle vaccinazioni per i più vulnerabili – Auspichiamo un’inversione di tendenza rispetto alla scorsa stagione, quando i tassi di copertura sono stati molto bassi sia negli over 65 che nelle categorie a rischio”.