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L’adattamento Netflix del celebre manga One Piece è in questi giorni sulla bocca di tutti. Le critiche, anche dei fan della prima ora, sono positive, soprattutto per quanto riguarda il rispetto della storia originale, pur con grande inventiva e fantasia. Ovviamente lo sforzo più grande in una produzione come questa, oltre al lavoro di cesello sulla sceneggiatura, era riuscire a realizzare effetti speciali che rendessero la follia grafica del manga di Eiichiro Oda in maniera abbastanza convincente, a cominciare dal corpo estensibile e “gommoso” del protagonista Monkey D. Luffy, anche conosciuto come Rubber. Ma c’erano altre sfide a livello produttivo che questa serie ha dovuto affrontare.
Si tratta com’è noto di una serie di pirati e per questo erano necessarie parecchie… navi dei pirati. Come rivelato dallo stesso showrunner Steven Maeda il budget legato a One Piece era decisamente “corposo”, supportato anche da alcune scelte di convenienza strategica. Come quella di girare in Sudafrica: il paese australe non solo permetteva di avere a disposizioni numerose maestranze ma anche di sfruttare ciò che altre produzioni televisive si erano lasciate alle spalle. In particolare, sempre in Sudafrica erano state girate le quattro stagioni di Black Sails, serie Starz incentrata proprio su vicende piratesche: “Avevano tutte queste navi di Black Sails che noi abbiamo riadattato, e il nostro team di scenografi ha fatto un lavoro straordinario”, ha dichiarato Maeda a IndieWire: “Ovviamente erano in scala 3:4, ma comunque gigantesche e dovevano essere attrezzate appropriatamente e con tutte le vele. La maggior parte delle cose che si vedono quando i personaggi sono sulle navi sono reali. Avevamo bisogno del know how della troupe a Città del Capo per realizzare tutto ciò”.
Maeda racconta di come anche il cast si sia impressionato nel vedere tutte queste navi soprattutto dopo i mesi e mesi di preparazione (comprensiva di corsi intensivi sulla storia del manga) che hanno preceduto l’esperienza sul set. “Sapevo che ci sarebbero state molte aspettative, soprattutto da parte dei fan che sono giustamente molto protettivi”, continua lui: “Non vogliono che il loro manga sia rappresentato senza le emozioni che loro hanno provato leggendolo per la prima volta. Volevo quindi che tutto fosse mantenuto fedele nei suoi aspetti divertenti e bizzarri, senza rinunciare all’emozione. L’obiettivo numero uno era quello, tenere tutte le cose insieme”.