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Il supervulcano dei Campi Flegrei continua a brontolare. Alle 11.01 di oggi, 22 settembre, l’area tra Pozzuoli e Napoli ovest ha tremato ancora. La scossa, avvertita distintamente dalla popolazione, è stata comunque lieve, di magnitudo 2,5. L’ultimo bollettino rilasciato dall’Osservatorio vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) riferisce che nella settimana dall’11 al 17 settembre nell’area sono stati registrati 41 terremoti con magnitudo massima di 2,9±0,3. Non si tratta di una novità: le scosse sono manifestazioni del bradisismo, un fenomeno tipico di questa regione vulcanica che, come si legge sul sito dell’Osservatorio, dal 2005 a oggi ha portato a un sollevamento del suolo che a luglio 2023 ha raggiunto circa 113 centimetri nel Rione Terra. “Nessuno dei dati – ha precisato all’Ansa la direttrice del dipartimento Vulcani dell’Ingv Francesca Bianco – indica che si tratti del precursore di un’eruzione prossima ad accadere”.
Millenni di attività vulcanica
I Campi Flegrei sono un’area vulcanica attiva di circa 200 chilometri quadrati in Campania. Sono una caldera, cioè una depressione del suolo che si è formata per il collasso del tetto del serbatoio magmatico superficiale a seguito del suo svuotamento dopo almeno due grandi eruzioni avvenute migliaia di anni fa. L’ultima attività significativa è stata l’eruzione del 1538 che ha generato il cono di tufo di Monte Nuovo, ma la caldara dei Campi Flegrei non si è mai “spenta” del tutto: ha continuato e continua a modificarsi, come dimostrano fumarole, sorgenti termali e alterazioni del livello del suolo (fenomeno del bradisismo).
Monitoraggio continuo
Proprio il sollevamento del suolo cominciato nel 2005 ha portato a proclamare il livello di allerta gialla nel 2012. “Da allora sono state fatte operazioni fondamentali per migliorare la comprensione dei fenomeni nell’area”, ha spiegato Francesca Bianco. “Grazie al finanziamento della Regione Campania abbiamo potenziato l’infrastruttura di monitoraggio su più parametri”. Nonostante l’area sia fortemente urbanizzata, la rete di monitoraggio riesce a rilevare in tempo reale le deformazioni del suolo, le variazioni della gravità, della temperatura e le composizioni geochimiche delle fumarole e il loro flusso. Inoltre, si lavora per migliorare la sensibilità degli strumenti e le analisi dei dati, che danno il quadro della situazione reale e che possono essere studiati dagli esperti di tutto il mondo, contribuendo all’elaborazione di modelli e scenari futuri. Tutti sforzi che, ha riferito Bianco, mettono Campi Flegrei e Vesuvio tra i vulcani meglio monitorati al mondo.
Eruzione imminente?
Secondo gli esperti, gli ultimi sciami sismici (compreso quello del 7 settembre in cui si è verificato l’evento sismico più rilevante dal 2005 a oggi, di magnitudo massima 3,8) non sono segnali di cambiamenti sostanziali rispetto al passato e i dati disponibili li indicano come conseguenza del sollevamento del suolo probabilmente prodotta da una risalita di fluidi di origine magmatica. Non essendoci, tuttavia, evidenze di risalita del magma verso la superficie – si legge ancora sul sito dell’Ingv – “attualmente la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa”.