domenica, Dicembre 22, 2024

Asteroid City o Ai confini della realtà: incontro con Wes Anderson

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Quando ho letto nei titoli di testa “Jeff Goldblum nei panni dell’alieno” l’ho trovato la scelta di casting perfetta. Lei lavora spesso con gli stessi attori: come sceglie a chi affidare quale ruolo e può parlarmi nello specifico di questa scelta?

Sa, Jeff Goldblum lo conosco da molti anni perché ha recitato per me almeno tre volte in Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Grand Budapest Hotel e L’isola dei cani. Asteroid City è almeno il quarto film in cui lo inserisco nel cast. Quando l’ho incontrato per la prima volta, ero già un suo grande fan, quindi ero molto eccitato all’idea di provare ad averlo in un film. Quando poi ho dovuto assegnare il ruolo dell’alieno a qualcuno, non ho pensato a nessun altro per interpretarlo. La cosa interessante è che in realtà non c’è, perché non parla. Per una buona parte del tempo è una marionetta, ma il suo modo di muoversi e la sua personalità sono presenti anche nella marionetta. È un ruolo per un attore molto bravo, addestrato a fare cose difficili e a ripeterle, a perfezionarle e a creare un significato nel movimento. Jeff è quasi come un ballerino. Gli ho fatto fare qualcosa di molto difficile e scomodo, infilato in quel costume da alieno. Non so cosa ne sarebbe uscito fuori se avessi affidato la parte a qualcun altro perché serviva una sorta di atleta, qualcuno che avesse forza fisica, grazia, personalità e i movimenti giusti. All’epoca non mi ero nemmeno reso conto di quanto fosse assurdo chiedere a Jeff di farlo, visto che non si vede nemmeno che è lui. Ma poi ho pensato: ‘Questo è il motivo per cui glielo ho chiesto, perché è difficile. E serve qualcuno di molto esperto per farlo. Serve lui’.

I personaggi di Asteroid City sono personaggi in cerca d’autore.

Sì sì, assolutamente. Ma direi che non ho iniziato il film con l’idea di creare più livelli di narrazione. È successo e basta. In realtà avevo un’idea per un film che riguardava la messa in scena di uno spettacolo teatrale, e poi un’idea separata per una storia ambientata nel deserto. Le ho messe insieme e ho iniziato a pensare che forse potevano essere lo stesso film. Il risultato mi ha sorpreso: Asteroid City è diventato un film su attori alla ricerca di un personaggio, anche non era stato concepito in quel modo. Non pensavo che ogni persona nel film avrebbe interpretato un attore e un ruolo, ma è diventato chiaro che sarebbe stato così mentre scrivevamo la storia. Per me è normale: l’idea di un film inizia con delle impressioni. La parte più improvvisata della realizzazione di un film per me è la scrittura, perché dipende totalmente dai momenti di ispirazione, in cui non c’è nulla, e improvvisamente c’è qualcosa, ovvero una sceneggiatura.

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