venerdì, Dicembre 27, 2024

The Creator ci mostra il lato empatico dell'intelligenza artificiale

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L’obiettivo della fantascienza intesa come genere può essere lanciare moniti o dimostrare possibilità. Quando praticamente nessuno temeva l’intelligenza artificiale, arrivò Terminator. Ora che la paura sull’AI sembra dilagare, ecco un film che contempla la possibilità che le macchine coscienti possano far cresere l’empatia umana.

In più occasioni durante The Creator viene tracciato un contrasto tra i robot progettati per distruggere e quelli costruiti per salvare vite umane. La ribellione che difende il valore della vita umana alla fine ha la meglio. Nonostante le atmosferiche distopiche e la morte dilagante, quello di Edwards è un film di speranza.

Come ogni opera di fantascienza, però, The Creator necessita di una dose notevole di sospensione dell’incredulità. Innanzitutto, la pellicola chiede al pubblico di credere che un gruppo sia in grado organizzare una resistenza come quella guidata da Alphie in un contesto in cui la sorveglianza è onnipresente. Quello del monitoraggio alimentato dall’intelligenza artificiale e abbastanza potente da calpestare i diritti umani non è un problema del futuro. Esiste già oggi e, a meno che non ci sia un intervento serio, tecnologie come lo spyware Pegasus, il riconoscimento facciale e i droni autonomi che tracciano le persone potrebbero rendere virtualmente impossibile una resistenza come quella descritta in The Creator. Se la catena di approvvigionamento dell’IA moderna ci dice qualcosa, poi, alimentare un numero così elevato di robot potrebbe comportare un pesante tributo umano che non viene raccontato nel film (come nel caso del lavoro estenuante degli addetti ai dati alla base dei grandi modelli linguistici o delle persone che estraggono il cobalto per produrre le batterie).

In secondo luogo, se l’intelligenza artificiale volesse davvero uccidere l’umanità, probabilmente lo farebbe in un modo che non assomiglia alla guerra tradizionale: piuttosto che fare esplodere una bomba nucleare, opterebbe per un logoramento graduale interrompendo le forniture di cibo o avvelenando le riserve d’acqua.

Terzo, potreste avere difficoltà a distinguere la trama di The Creator da quella di Rogue One, un altro film che mostra un’epica ribellione da parte dei robot (e che è stato diretto da Edwards e scritto da Chris Weitz, sceneggiatore di The Creator). I poliziotti robot sono molto simili agli stormtrooper, in quanto sparano in continuazione senza mai colpire il bersaglio, e anche l’attacco finale a un’importante installazione militare è una mossa alla Rogue One (e alla Star Wars in generale).

The Creator, in definitiva, vuole esplorare se per gli esseri umani è possibile preservare la propria umanità di fronte all’onnipresente automazione. L’antropomorfizzazione è presente in tutto il film, e nei suoi robot umanoidi dotati di braccia, gambe e volti. Il desiderio di proteggere le macchine sembra a volte eccessivo, ma serve anche a ricordare che abbandonare i propri valori ha delle conseguenze. I comportamenti disumani compromettono la propria integrità, anche quando vengono messi in atto ai danni di un robot.

Che vi siate bevuti la storiella dell’AI che cambierà tutto in meglio o che siate convinti che l’automazione potrebbe accelerare l’estinzione umana, troverete The Creator avvincente. Ma attenzione: vedere l’imperialismo saltare per aria è divertente, certo, ma potrebbe farvi tifare per i robot.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

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