sabato, Dicembre 21, 2024

Amazon, il misterioso algoritmo per aumentare i prezzi

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Dalla causa intentata dalla Federal trade commission (Ftc) nei confronti di Amazon è emerso che il gigante dell’ecommerce si sarebbe servito di un algoritmo chiamato Project Nessie per aumentare i prezzi dei suoi prodotti e cercare di capire se, spinte dai suoi rialzi, le aziende concorrenti avrebbero fatto lo stesso. A svelare il trucco è stato il Wall street journal, che avrebbe avuto accesso a una versione non censurata dei documenti utilizzati nell’ambito del processo. Forbes spiega che la maggior parte degli atti utilizzati nell’ambito della grande causa ad Amazon è segreta e che, di conseguenza, poco si sa anche del funzionamento dell’algoritmo in questione.

L’algoritmo

Secondo l’accusa, l’azienda fondata da Jeff Bezos avrebbe utilizzato Project Nessie per gonfiare i costi delle merci, monitorando le azioni intraprese dai competitor per restare sul mercato. Nel caso in cui le altre aziende non avessero seguito Amazon nel rincaro, Project Nessie avrebbe provveduto all’abbassamento automatico del costo dei prodotti.
Come scrive Agenzia nova, l’algoritmo sarebbe stato anche in grado di tenere d’occhio le promozioni attuate dai competitor di Amazon. In questo modo, l’azienda oggi a processo sarebbe stata in grado di offrire gli stessi sconti applicati dai suoi rivali.
Sembra che l’utilizzo di Project Nessie abbia generato ad Amazon profitti per oltre un miliardo di dollari.
L’algoritmo sarebbe stato attivo fino al 2019, anno in cui, secondo il sito di informazione Vox, il sistema avrebbe smesso di generare profitti.
Un portavoce dell’azienda ha spiegato che comunque Project Nessie non sarebbe stato utilizzato su tutte le merci in vendita ma soltanto su un “sottoinsieme di prodotti”.

Il processo ad Amazon

Amazon è sotto processo negli Stati Uniti dal 26 settembre scorso, quando la Ftc e diciassette stati americani hanno citato in giudizio l’azienda con le accuse di monopolio del mercato e concorrenza sleale. A guidare la causa è la presidente della Federal trade commission Lina Khan, divenuta famosa per la pubblicazione di uno studio sulle pratiche scorrette del colosso dell’e-commerce elaborata ai tempi dell’università. Per questo, Amazon ha chiesto che Khan non fosse coinvolta nel processo.

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