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In Italia è notte fonda, ma a New York l’orologio segna le 23 e 30 in punto del 13 aprile 1970 quando sulla Abc inizia il Dick Cavett Show. Durante l’introduzione del suo programma, Cavett ricorda che in quel momento tre americani, il comandante James Lovell, Fred Haise e Jack Swigert, sono a 321mila chilometri dalla Terra, lanciati verso la Luna nella missione Apollo 13. Il popolare conduttore fa battute: sa bene che nonostante sia la missione spaziale fin lì più significativa dal punto di vista tecnico e scientifico, agli americani importa poco o nulla. Al terzo appuntamento, per loro la Luna è una conquista già vecchia.
Ma come in una sceneggiatura, proprio durante le sparate di Cavett, lo schermo si fa nero, con una scritta rossa: “Apollo 13: notiziario speciale”. In diretta, il volto scientifico della rete, Jules Bergman, sostituisce quello ridanciano di Cavett: “L’astronave Apollo 13 ha subito una grave avaria dell’impianto elettrico. Gli astronauti non corrono alcun pericolo immediato, ma è esclusa qualsiasi possibilità di allunaggio. Il Centro di controllo conferma che il problema è grave”. Difficile capire come un problema grave, a 321mila chilometri dalla Terra, non minacci gli astronauti. Che infatti, per l’esplosione di un serbatoio di ossigeno dovuta a un corto circuito alle 21:07, in pericolo lo sono e sul serio.
Questi i fatti iniziali, che cominciarono l’epopea vera e drammatica dell’Apollo 13, almeno come la raccontano il comandante Lovell e Jeffrey Kluger nel libro Lost Moon, pubblicato nel 1994 e trasformato l’anno dopo in un film, Apollo 13 appunto, diretto da Ron Howard e scritto da William Broyles e Al Reinert. Proprio ai due sceneggiatori si deve parte della leggenda della missione, comprese alcune frasi mai dette eppure passate alla storia. Ma che cosa c’è di vero in quel che Howard, Broyles e Reinert raccontano nel film? E che cosa hanno imparato le successive missioni spaziali da quella tragedia sfiorata?
Prova a rispondere il nuovo episodio di AstroWired, il quinto della seconda stagione. Per farlo, dopo la rievocazione dei fatti reali e della loro trasposizione cinematografica, ospita Dante Galli, ingegnere dell’Agenzia spaziale europea e per lei responsabile del programma Space Rider, la prima navetta riutilizzabile per esperimenti automatici dello spazio europeo.
In studio Emilio Cozzi, alla produzione Livio Magnini e Banana Studios. Coordinamento di Luca Zorloni.
Buon ascolto. O per aspera ad astra.