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È un caso non unico, ma raro: Don’t Look Up è un film catastrofico trovatosi sul crocevia di diverse calamità, nel senso di sciagure che stanno davvero investendo l’Umanità. Secondo le intenzioni originarie, le catastrofi dovevano essere due, ma si è finiti per centrarne in pieno anche una terza. Il film, che racconta di un asteroide capace di estinguere la razza umana ed è stato scritto per sensibilizzare il pubblico rispetto alla crisi climatica, è stato infatti distribuito nel dicembre del 2021, ancora in pandemia, con concetti che d’improvviso hanno assunto echi più più forti. Reali.
Sono cose che possono capitare quando ci si cimenta con il genere della satira apocalittica. E se qualcuno poteva riuscire nell’intento di centrare tre bersagli con un colpo solo, quello era ed è Adam McKay, il regista che più di ogni altro ha fatto ridere e piangere raccontando la realtà delle cose americane negli anni recenti.
Dopo essere stato sceneggiatore del Saturday Night Live (lo storico programma di comicità statunitense, fucina inesauribile di talenti, da Eddie Murphy ad Adam Sandler), McKay aveva stupito tutti con The Big Short, in italiano La grande scommessa, che racconta il crollo dei mutui subprime con gli occhi dei pochissimi i quali, intuita l’apocalisse in anticipo, ne sono usciti più ricchi di prima.
E poi Vice, film sul vicepresidente di George W. Bush, Dick Cheney, che ha ulteriormente affondato il dito nella piaga del potere a stelle e strisce, in cui le élite sono stupide, o avide, o diaboliche. O tutte e tre le cose insieme. Parere di McKay.