venerdì, Dicembre 27, 2024

Iron dome, come funziona lo scudo antimissilistico di Israele

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L’Iron dome è un sistema di difesa terrestre che intercetta razzi e colpi di mortaio a corto raggio. Solitamente viene utilizzato dalle forze israeliane per fermare i missili lanciati dalla Striscia di Gaza. Per fermare i colpi nemici, la “cupola di ferro” utilizza razzi montati su alcune batterie di difesa mobili che, per questo, possono essere agilmente trasportate nei luoghi in cui vi è più necessità.Per la Bbc in Israele ci sono circa dieci batterie antimissilistiche dislocate in tutto il paese. Ciascuna di queste batterie è dotata di tre o quattro lanciatori, che a loro volta contengono fino a venti missili.

Le batterie sono attive ventiquattro ore su ventiquattro e in tutte le condizioni atmosferiche. Ogni volta che un razzo si innalza dall’enclave palestinese, il sistema radar dell’Iron dome ne calcola velocità e traiettoria. A questo punto, i centri di comando delle varie batterie calcolano le probabilità che il missile lanciato dal nemico possa colpire aree popolate. In caso affermativo, il sistema viene attivato.

Il Corriere della sera chiarisce che, inizialmente, il missile di difesa israeliano è indirizzato verso i colpi palestinesi dal radar che ha fatto la prima segnalazione di pericolo. Una volta vicino all’obiettivo, però, il razzo intercettatore è guidato verso quello nemico da un radar interno. Questi cambi di direzione in volo producono gli impressionanti disegni di luce fotografati da molti reporter nell’ambito degli scontri tra Gaza e Israele.

Un’efficacia messa a dura prova

I dati a disposizione mostrano che, fino a oggi, il sistema Iron dome si è mostrato molto efficace: tra il 2011 e il 2021 la cupola di ferro ha intercettato più del novanta per cento dei missili diretti verso territori popolati. L’imponente attacco di Hamas di questi giorni, però, mette a dura prova la tenuta dello scudo israeliano. Abc news riporta che il punto debole di un sistema così tecnologicamente avanzato è rappresentato dal cosiddetto “fattore umano”.

Il sistema Iron dome, infatti, pur essendo sempre operativo ha a disposizione un numero limitato di missili difensivi. Davanti a un massiccio attacco, le batterie anti-razzo hanno bisogno di essere ricaricate. E proprio nei momenti necessari ai soldati israeliani per ricaricare le batterie, i missili palestinesi possono volare pressoché indisturbati e colpire.

Il campo dell’ala militare di Hamas Mohammed Deif conosce bene questa vulnerabilità, tanto che i razzi Qassam da lui progettati sono nati proprio per essere lanciati in grande numero e penetrare la cupola di ferro. Con i suoi cinquemila razzi annunciati, il “diluvio di al-Aqsa” minaccia la tenuta del sistema Iron dome come non aveva mai fatto prima, tanto che gli Stati Uniti hanno fornito a Tel Aviv nuove batterie dello scudo antimissilistico inventato da Israele.

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