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Oggi, sabato 14 ottobre, ricorre la giornata internazionale dedicata ai rifiuti elettronici, o e-waste. Quest’anno la giornata è dedicata in particolare a quelli che vengono definiti “rifiuti invisibili”, cioè a quei rifiuti elettronici che, a causa della loro natura o della loro “innocua” apparenza, passano per così dire inosservati e rischiano quindi di non essere riciclati o dismessi correttamente. Parliamo di sigarette elettroniche, giocattoli, cavi per i caricatori, Led, auricolari, e chi ne ha più ne metta. Un sommerso che costituisce circa il 15% in peso dell’intera produzione di rifiuti elettronici del pianeta. Che non è poco, dato che nel corso del 2022 la specie umana ha prodotto in totale poco meno di 60 miliardi di chilogrammi di rifiuti elettronici.
Il Global E-waste Monitor
Ogni anno i dati riguardanti la produzione di rifiuti elettronici vengono pubblicati all’interno di un report, il Global E-waste Monitor, redatto da Unitar (United Nations Institute for Training and Research) e Weee (Waste Electrical and Electronic Equipment) Forum. Si tratta, nel primo caso, di un istituto autonomo fondato nel 1965 all’interno dell’Onu, che ha l’obiettivo di condurre attività di ricerca in ambito economico e sociale nel contesto degli Stati membri dell’organizzazione. Il Weee Forum, invece, è un’associazione senza scopo di lucro fondata nel 2002, che costituisce il più grande centro di competenza multinazionale al mondo per quanto riguarda la gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici. Il Weee Forum riunisce infatti 52 organizzazioni cosiddette “di responsabilità” sparse in tutto il mondo che si occupano di smaltimento dei dispositivi elettronici. Un esempio per l’Italia è Erion, membro di Weee Forum sotto la denominazione Erion Weee.
Rifiuti invisibili
L’E-waste day 2023, dicevamo, è dedicato ai rifiuti elettronici “invisibili”, ma che cosa si intende esattamente con questo aggettivo? Al momento non esiste una vera e propria definizione valida a livello globale. Unitar e Weee Forum hanno comunque individuato delle categorie (nove in totale) che permettano di riconoscerli e quindi di quantificarli: fra questi ritroviamo per esempio le varie attrezzature per la cura personale (dagli spazzolini elettrici, agli asciugacapelli, ai rasoi elettrici), i piccoli apparecchi informatici (mouse, pentette USB), gli utensili per la casa (come i trapani), ma anche casse acustiche, apparecchi elettronici di piccole dimensioni (come auricolari, cuffie, telecomandi), piccoli Led o lampadine a incandescenza, attrezzatura medica casalinga (termometri digitali, misuratori di pressione), apparecchiature per il controllo e il monitoraggio della casa (dai rilevatori di fumo agli allarmi), e anche i giocattoli (pensiamo ad esempio ai trenini elettrici, ai droni telecomandati, alle varie console portatili per videogiochi). Tutti questi rischiano di non essere riciclati o smaltiti correttamente: “I rifiuti elettronici invisibili passano inosservati a causa della loro natura o del loro aspetto, portando i consumatori a trascurare il loro potenziale di riciclo”, spiega Pascal Leroy, direttore generale di Weee Forum: “Le persone tendono a riconoscere i prodotti elettrici per uso domestico che si collegano e si usano regolarmente. Ma molti fanno confusione sulla categoria di rifiuti in cui rientrano i prodotti ausiliari, periferici, specialistici, per hobby e per il tempo libero e su come riciclarli”. E per farci un’idea dell’impatto che questi possono avere sull’ambiente basta citare un paio di numeri: si parla di oltre 9 miliardi di chilogrammi di rifiuti elettronici “invisibili” prodotti solo nel corso del 2022, di cui oltre un terzo (oltre 3 miliardi di chilogrammi) sono risultati essere costituiti da piccoli giocattoli elettronici dismessi.