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Non c’è alcun cessate il fuoco a Gaza e gli aiuti umanitari restano bloccati fuori dall’enclave. La tremenda risposta di Israele contro Hamas non accenna a fermarsi, mentre il conto delle vittime in Palestina raggiunge le 3 mila persone, di cui un terzo circa composto da minori. L’assedio totale ordinato dal governo di Tel Aviv ha bloccato anche le forniture di acqua, cibo, elettricità e carburante, aggravando la crisi umanitaria della Striscia, già in ginocchio a causa dei bombardamenti indiscriminati.
Dallo scorso 7 ottobre, giorno del brutale attacco dei fondamentalisti islamici di Hamas contro Israele, l’esercito dello stato ebraico ha sganciato oltre 6 mila bombe contro Gaza. Una potenza di fuoco giudicata pari a un quarto di quella sprigionata da un ordigno nucleare e che sta uccidendo 14 palestinesi ogni ora, secondo i dati di Reliefweb, organo di informazione dell’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (Ocha).
Nel frattempo, quasi un milione di persone sta cercando rifugio a sud, verso il confine con l’Egitto, dove però le città non hanno abbastanza spazio e risorse per accoglierle tutte. In particolare la città di Khan Yunis è vicina al collasso, in termini di capienza, e non è in grado di fornire assistenza né ai feriti né agli sfollati senza aiuti umanitari.
Infatti, oltre ad aver bloccato le forniture d’acqua e di elettricità per Gaza, il governo israeliano ha bloccato ogni punto di passaggio da e per la Striscia di Gaza, opponendosi a qualunque apertura della frontiere. Gli scorsi giorni, alcuni funzionari dell’Egitto avevano fatto sapere di un accordo con le forze israeliane per aprire il valico di Rafah, tra il paese e Gaza, così da far passare almeno gli aiuti umanitari e alcuni civili.
Tuttavia, come riporta Reuters, da Tel Aviv è arrivato il totale diniego di una qualunque distensione in questo senso, così come di un qualunque cessate il fuoco. Pare inoltre che il valico sia bloccato a causa dei bombardamenti israeliani sul lato palestinese. Così, centinaia di tonnellate di aiuti provenienti da diversi paesi, tra cui cibo, medicine, acqua e carburante, restano bloccati nei camion fermi sul lato egiziano della frontiera, a pochi chilometri dalle persone in estrema difficoltà a cui sarebbero destinati.